Furore Simbolo Valore by Ernesto De_Martino

Furore Simbolo Valore by Ernesto De_Martino

autore:Ernesto De_Martino [De_Martino, Ernesto]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: archivio ladri di biblioteche
editore: il Saggiatore
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Itinerari meridionali

Note lucane

La Rabata di Incarico è l’immagine del caos. Il pittore pugliese Belardinelli ha raffigurato questo scenario proprio nel segno del caos, traducendo in immagini pittoriche il senso di maligna provvisorietà, di tenebre fermentanti e di fango che è proprio di ogni mondo caotico. Nella tela del Belardinelli manca intenzionalmente ogni segno di vita umana: infatti il caos è incompatibile con la vita, che è forma. Tuttavia il fatto reale è che in questo scenario che sembra la negazione della storia vivono alcune migliaia di persone storiche. Vivono nel groviglio di tane che si addossano alle pendici alquanto brusche del colle di Tricarico, onde ne risulta un labirinto di sconnesse viuzze precipiti, sfogo di fogne della parte alta del paese. Vivono, ma meglio si direbbe che contendono al caos le più elementari distinzioni dell’essere: la luce lotta qui ancora con le tenebre, e la forzata coabitazione di uomini e bestie suggerisce l’immagine di una specie umana ancora in lotta per distinguersi dalle specie animali. Rachitismo, artritismo e gozzo insidiano i corpi: eppure essi vivono. Eccoli qui, davanti a noi, a raccontarci la loro storia.

Il contadino Paolo Zasa, coniugato, con sei figli a carico, è proprietario di poco più di un ettaro di terreno che produce in media ogni anno frumento, vino e olio per un valore complessivo di L. 47000. È poi attuario di un orto di proprietà della diocesi di Tricarico, dal quale ricava annualmente, per vendita di prodotti e per valore di generi consumati in famiglia, altre 70000 lire. Zasa integra le entrate del suo bilancio familiare con il lavoro di bracciante presso qualche ditta, ma ha raggiunto quest’anno solo quattordici giornate lavorative, per un salario complessivo di L. 17000. Per il fitto dell’orto paga L. 12000, altrettante per il fitto di casa, e le tasse salgono a L. 20000. Restano così per gli alimenti e il vestiario di otto persone, e spese varie, appena 90000 lire all’anno. Al 1° ottobre 1950 Paolo Zasa ha 44000 lire di debiti, 18000 lire al calzolaio, 14000 per generi alimentari presi a credito, 22000 per prestiti ricevuti da privati.

Rocco Tammone possiede due tomoli di terreno, da cui ricava in media, per anno, dieci quintali di grano e sette ettolitri di vino. Integra il suo bilancio familiare lavorando come bracciante, ma raggiunge nell’anno appena ottanta giornate lavorative. Il carico di famiglia è grave: sei figli. Ciò spiega perché la catena dei debiti di Rocco Tammone non si spezza mai. A mia richiesta, si toglie dal portafoglio un pezzo di carta nel quale i debiti sono annotati, e me lo mostra commentando: «Ecco il mio testamento». Sul pezzo di carta si legge:

A Santoro Domenico per l’asino comperato L. 60000

Interesse per la somma precedente 9000

A Scaiano Antonio per scarpe 1949 9500

A Ercoliano Antonio per scarpe 1950 8500

A Maldinni Rosa per pasta e farina 6300

A Concetta per pasta e farina 2450

Al droghiere Mazzarella Paolo per sapone e altri generi 6300

A Menanna per generi diversi 1700

A Scena Antonio per fitto aratro 2500

Alla levatrice per servizio



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