Futbol - Storie di calcio by Osvaldo Soriano

Futbol - Storie di calcio by Osvaldo Soriano

autore:Osvaldo Soriano
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-07-21T16:00:00+00:00


- Ho passato ventiquattr'anni a Pilar, che è un paesetto vicino al fiume, con le case basse e le strade larghe. Lavoravo la terra con mio padre e i miei cinque fratelli. Ci alzavamo presto e alle sei eravamo già sui campi. A mezzogiorno ci fermavamo un'ora per mangiare e poi ci davamo dentro fino alle sette di sera. Poi tornavamo a casa, che era di legno, e aveva il tetto di paglia, e ci mettevamo a pulire gli attrezzi per averli pronti il giorno dopo. Mercedes Ramón Negrette ha 27 anni ed è il maggiore di cinque fratelli. E' un ragazzo allegro, caparbio, che non si sottrae al lavoro. E' il primo ad alzarsi al mattino, quando il sole filtra attraverso la finestra, tra i buchi della tenda rotta e sporca.

In due minuti prepara il "tereré", sveglia i fratelli uno per uno e alla fine il padre. Nessuno si attarda sulla branda, neppure l'unica donna della famiglia, che dorme in un angolo, in quella esigua intimità che le danno i cinque passi di distanza tra il suo giaciglio e quello dei fratelli. C'è un'aria di routine, ogni giorno. Gli stessi indumenti (la camicia bianca e i pantaloni), il "tereré", il ritratto della madre che è morta da parecchio tempo, gli attrezzi ammucchiati in un angolo della stanza. Si danno il turno per andare in bagno e nessuno si trattiene più del necessario. Neppure la sorella, che si rovescia i capelli all'indietro e li lega sulla nuca, una volta per tutto il giorno. Nel campo di cotone non si parla. Appena qualche parola in guaraní per chiedere la zappa, il rastrello, per incitare i cavalli che tirano l'erpice dai denti logori ma affilati. Così per tutto il giorno. Sei volte alla settimana. Lo stesso lavoro che faceva il nonno, anche durante la guerra del Chaco. Il padre di solito racconta qualche storia di sera; in quell'ora in cui i racconti diventano più veri perché le parole hanno più forza, così circondate dal silenzio. Di sera gli uccelli tacciono, il calore diminuisce e i cani si stendono sotto il tavolo. - Il sabato sera mi divertivo. Andavo al ballo perché mi è sempre piaciuto il ballo. Spendevo quello che avevo, che era quasi niente, perché i campi non danno niente anche se li lavori. Al ballo eravamo sempre gli stessi, le stesse facce, ma non aveva importanza perché ci divertivamo. Io mi diverto facilmente. Poi, alla domenica, andavo a vedere la partita. Le partite mi piacciono ma non so giocare. Andavo a vedere, e nient'altro. Un vestito blu scuro, un gilè, anche quello blu ma più chiaro, una cravatta a righe grigie e azzurre, un paio di scarpe nere e calzini rigati sono pronti per la domenica. Mercedes Ramón pulisce il vestito e lo stira lui stesso perché non ne ha un altro. Ha preso il lucido, ma Mercedes crede che così sia più bello. Si liscia i capelli con la brillantina, si profuma e si avvia lentamente verso Pilar. Tutte le volte che cammina da solo gli vengono in testa delle idee.



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