Garibaldi, corruzione e tradimento. by Alfio Caruso

Garibaldi, corruzione e tradimento. by Alfio Caruso

autore:Alfio Caruso [Caruso, Alfio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


8. La corsa ad arrendersi

Le incursioni dei garibaldini in Calabria sono state respinte, ma hanno accresciuto le preoccupazioni delle classi agiate di Napoli. Per quanto siano state tutte legate al trono, l’intenzione è di separarsene per attutire i contraccolpi di una caduta giudicata inevitabile e anche imminente. Voci misteriose accreditano uno sbarco delle camicie rosse sulla costa salernitana: mezza giornata di marcia e bivaccherebbero a Mergellina. Chi può, sceglie di andarsene all’estero; chi non ne ha i mezzi, strappa un lasciapassare ai consolati stranieri per potersi rifugiare su una delle loro navi ormeggiate nel porto. L’esempio più clamoroso lo fornisce Filangieri: s’imbarca con la moglie per Marsiglia. Il più soddisfatto è Romano, che lo pativa come un concorrente inarrestabile qualora il vecchio principe si fosse deciso ad accogliere le richieste ministeriali di Francesco. Romano ormai gode di un’autorità, di cui forse il solo Masaniello ha goduto. Ma quello la esercitò per una manciata di giorni, mentre don Liborio vi camperà sopra per tre mesi. È alle dipendenze di Cavour, invia messaggi a Garibaldi, incarica interessati aedi di spargere la voce di essere l’unico in grado di salvare il regno e la dinastia.

In simile clima cadono nel vuoto gli appelli di Bartolo Marra per ovviare alle miserevoli condizioni dell’armata in Calabria. Scottato dall’esperienza palermitana, quando è stato uno dei pochissimi a difendere il trono, il brigadiere avvisa Vial che la nomina dello sconosciuto generale settantunenne Carlo Gallotti a comandante della piazza di Reggio Calabria ha seminato sconforto e lassismo fra la truppa. Tuttavia Vial e Gallotti devono i gradi, gl’incarichi alla loro nomea di liberali, rappresentano il cambiamento imposto da Pianell. Dunque Vial non risponde a Marra, il quale si rivolge allora allo stesso ministro e rincara la dose. Non addita soltanto l’inadeguatezza di Gallotti, ma anche il posizionamento sballato delle brigate, il deficitario equipaggiamento e addestramento dei soldati, la mancanza di personale qualificato nelle strutture logistiche. La replica di Pianell è piccata, intimidatoria: Marra è minacciato di esemplare punizione. Sceglie di togliere da solo il disturbo: «E infine, a quanto mi sembra, manca la buona fede onde mi decido a chiedere l’esonerazione di un così lusinghiero comando. Se i miei onorati servizi meritano una considerazione, spero una seconda classe, se ciò non si crede, la mia dimissione». Pianell lo destituisce, lo declassa, lo fa rinchiudere nel forte di Sant’Elmo. Il sostituto è Briganti: secondo Francesco, ha bombardato Palermo a sua insaputa, però l’ha promosso.

Su Reggio manovra pure Romano. Le sue nomine tendono a sostituire i funzionari legati al re con funzionari legati al ministero, cioè a lui stesso. Gli avvicendamenti si concludono con la designazione del sindaco Domenico Spanò Bolani a intendente per l’intera provincia. Spanò Bolani sarebbe un federalista, però cede alle iniziative del partito italiano, acconsente perfino a far rifornire di viveri la stremata banda di Missori e Musolino. La Guardia nazionale è disarmata, molte denunce anonime affermano che i fucili vengano immediatamente venduti ai garibaldini, con i quali i contatti si sono infittiti. In tutta la regione



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