Gente qualunque by Indro (fucecchio 1909 - Milano 2001) Montanelli

Gente qualunque by Indro (fucecchio 1909 - Milano 2001) Montanelli

autore:Indro (fucecchio, 1909 - Milano, 2001) Montanelli [Montanelli, Indro]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Literary Collections, narrativa, General, Anthropology, Cultural & Social, Social Science
ISBN: 9788817000208
Google: To_pPQAACAAJ
Amazon: 8817000205
editore: Rizzoli
pubblicato: 1963-02-15T00:00:00+00:00


«MORDKNOPF»

Visto di lontano, sagomato come un piccolo cofano oblungo di nerissimo ebano, ha un aspetto un po’ lugubre: sembra una bara in miniatura. Ma da vicino ci si accorge che su quel nero ebano sono incise figurine leggiadre e consolanti, che evocano una vita immateriale e beata, quella che certamente ci aspetta una volta liberati dal peso corruttore della carne: sono anime bionde, perfettamente ariane, sospese nel vuoto come libellule, e s’indovina che ognuna di esse ha una casa con giardino, bagno e frigidaire, nonché un Volkswagen con cui andare a trascorrere le vacanze là dove i limoni fioriscono.

Così Hitler immaginava l’al di là, e voleva che tutti lo immaginassero. Ne parlava spesso con gli amici del suo ristretto circolo, e guai a chi avesse osato avanzare dubbi su quella sua consolante certezza. Egli era ferocemente anticristiano appunto perché il cristianesimo aveva inventato le due menzogne «disfattiste» del purgatorio e dell’inferno, tipicamente ebraiche e sovvertitrici. No, la morte era soltanto un bellissimo dono: oltre di essa si stendeva immobile e eterna una infinita felicità.

Era pigiando il bottoncino bianco d’avorio, ingroppato sul piccolo cofano oblungo di nerissimo ebano, che Hitler distribuiva quel meraviglioso dono a milioni di persone. Si chiamava Mordknopf, il bottone della morte, e glielo aveva fatto costruire Himmler, questo esemplare padre di famiglia in pantofole e occhiali, che d’inverno andava a raccogliere i passeri intirizziti nella foresta e pianse quando la gatta di sua moglie abortì. Anche Himmler concepiva la morte come un meraviglioso dono da distribuire agli uomini per la loro felicità, e io immagino i discorsi di queste due brave persone, quando l’una portò all’altra il Mordknopf e ambedue si misero a guardarlo nero come una piccola bara, ma rallegrato da quelle figurine incise che materializzavano l’immagine del beato incorporeo al di là. «Come sono felici i morti!» deve aver detto Hitler. «Come sono felici!» deve aver risposto Himmler. «Credi tu che saranno felici così anche i morti ebrei?» avrà chiesto Hitler. «Certo,» avrà risposto Himmler «perché ebreo è solo il loro corpo corrotto, da cui l’incorruttibile anima, che è sempre ariana, anela di liberarsi.» «Dev’essere così» avrà concluso Hitler riponendo il piccolo cofano oblungo di nerissimo ebano là dove anche oggi si trova, in un astuccio leggiadro di seta rosa e azzurra, proprio sul davanti del suo tavolo di lavoro. Accanto c’era un piccolo dittafono, nero come il cofano e non meno lucido di esso, che, quando il bottone del Mordknopf veniva pigiato, lanciava nell’aria un leggerissimo ronzio, il quale a un certo punto si concretava in una voce remota: «Diecimila… Centomila… Un milione…» proseguendo così finché il dito pigiava il bottoncino. Era la contabilità dei morti, la consolante somma di anime ariane che avevano avuto il beneficio di liberarsi del loro corpo corruttore e di spaziare nell’eterna beatitudine dell’al di là, piena di case con giardini, bagni, frigidaire e Volkswagen, con cui andare a trascorrere le vacanze là dove i limoni fioriscono.

Io capisco la tentazione che doveva provare Hitler davanti a quel cofanetto oblungo



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