Gentile Emilio - 2011 - Le origini dell'ideologia fascista by Gentile Emilio
autore:Gentile Emilio [Gentile Emilio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia Italiana, Storia, Fascismo, Storia moderna
ISBN: 9788815233387
Google: ijG6vwEACAAJ
editore: Il Mulino
pubblicato: 2011-01-14T23:00:00+00:00
Nella congerie delle motivazioni che spinsero verso il fascismo nuove masse di aderenti vi era, ai di sotto delle formule più varie, una certa sostanza unitaria. Elemento caratteristico comune del nuovo fascismo, come fu rilevato dagli osservatori più acuti del tempo, era la condizione sociale dei nuovi aderenti, che, in gran parte, appartenevano ai vari strati dei ceti medi urbani e rurali. La presenza di questi ceti, come base sociale del movimento, fu decisiva per la caratterizzazione del fascismo come movimento politico di massa. E principalmente da questa massa sociale derivarono, per così dire, gli impulsi e i materiali per la ulteriore elaborazione dellâideologia fascista che, pur conservando taluni caratteri e miti fondamentali del primo fascismo â come lâattivismo, il relativismo, lâantibolscevismo, il nazionalismo, i miti dellâinterventismo, della grande guerra e della rivoluzione italiana, ecc. â acquisì altri temi e miti congeniali alla condizione sociale, alla psicologia e alla cultura di questi nuovi ceti. Con lâadesione dei ceti medi si compì, come scrisse il fascista Gorgolini 12 , la maturazione sociale del fascismo, attraverso lâaggregazione, intorno allâoriginario nucleo dei reduci, di «due zone abbastanza ampie di autentico proletariato intellettuale e di piccola borghesia irritata contro lâanormale stato di cose che rovinava il paese».
Come risultava ben chiaro agli osservatori contemporanei, e come è stato confermato dalla storiografia, il fattore preponderante del successo fascista fu lo squadrismo agrario, cioè, per dirla col Zibordi, la controrivoluzione della borghesia agraria nei confronti delle conquiste del movimento socialista, che diede origine al fascismo che potremmo chiamare economico, inteso cioè come pura e semplice reazione antipopolare da parte della borghesia che più era stata colpita negli interessi dallâavanzata del movimento socialista, prima e soprattutto dopo la guerra. Una reazione che era stata suscitata dallâondata di paure, di risentimenti, di propositi di vendetta sollevata dallâimpetuosa affermazione delle organizzazioni politiche e sindacali del partito socialista, e soprattutto dalla minaccia, che questo agitava, di una imminente rivoluzione sociale che avrebbe portato, come in Russia, alla fine della borghesia. Nellâimmediatezza della lotta antisocialista, gli scopi politici di questa reazione economica apparivano a molti osservatori, e specialmente agli osservatori socialisti, quasi nulli, perché lâunico suo scopo era quello di distruggere dalle fondamenta lâorganizzazione del proletariato, in una sorta di estrema resistenza opposta dalla borghesia reazionaria allo stesso sviluppo moderno dellâeconomia capitalistica che portava inevitabilmente con sé uno sviluppo del movimento operaio e contadino. Per i grossi proprietari terrieri che armavano le squadre, la reazione antisocialista non andava al di là del puro e semplice ritorno alla situazione di predominio e di privilegio che essi avevano goduto fino allâaffermazione del movimento socialista. Il «fascismo agrario», come pura e semplice espressione di questa reazione, non aveva alcuna prospettiva politica, e certamente si sarebbe esaurito, come movimento, dopo aver ristabilito le condizioni di dominio padronale liberandolo dalle pastoie delle organizzazioni sindacali. Come osservò il comunista Giulio Aquila (Sas):
Contrariamente a quanto avveniva per gli elementi cittadini del fascismo, ai quali â compresi glâintellettuali e i figli della borghesia di città â non si può contestare
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