Gifts. Doni by Ursula K. Le Guin

Gifts. Doni by Ursula K. Le Guin

autore:Ursula K. Le Guin [Le Guin, Ursula K.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2024-07-30T12:00:00+00:00


10

Cavalcare tutto il giorno senza vedere niente dei territori che attraversavamo fu strano e stancante; ero consapevole soltanto del rumore degli zoccoli sul terreno soffice o pietroso, dello scricchiolio delle selle, dell’afrore dei cavalli sudati e del profumo delle ginestre, della carezza del vento, e cercavo d’indovinare come fosse la strada dall’andatura di Roanie. Non potendo prepararmi a un cambio di passo, un inciampo, uno scarto, un arresto improvviso, ero sempre teso in arcione e spesso dovevo mettere da parte l’orgoglio per reggermi al pomello e mantenermi in equilibrio. Per gran parte della strada dovemmo viaggiare in fila, e non ci fu conversazione. Di tanto in tanto facevamo una sosta per consentire a mia madre di dissetare i pulcini, e ci fermammo a mezzodì per far riposare e abbeverare i cavalli, e per mangiare un pasto. I pulcini pigolavano e cinguettavano con vigore mentre mia madre sparpagliava il mangime sul fondo del paniere. Chiesi allora dove ci trovassimo. Sotto la Rupe Nera, rispose mio padre, nel dominio dei Corde. Non avendo mai viaggiato tanto a ovest di Caspromant, non riuscivo a immaginarmi quei luoghi. Ben presto riprendemmo la strada e quel pomeriggio fu per me un lungo sogno, nero e noioso.

«Per la Pietra!» esclamò mio padre a un certo punto. Non imprecava mai, nemmeno con un improperio tanto moderato e trito come quello, e mi destò dalla mia trance. Mia madre cavalcava in testa, giacché non si rischiava più di sbagliare strada, e mio padre chiudeva il gruppo, tenendoci d’occhio. Lei non l’aveva sentito ma io gli chiesi: «Che succede?».

«Le nostre giovenche» rispose Canoc, «laggiù.» Poi, ricordando che non potevo vedere il punto che mi indicava: «C’è una mandria al pascolo sotto la collina, laggiù, e due bestie sono bianche. Le altre sono tutte bigie e roane». Rimase in silenzio per un istante, probabilmente aguzzando la vista e scrutando la vallata. «Hanno la gobba e le corna basse» aggiunse. «Sono loro, non c’è dubbio.»

Ci eravamo fermati tutti, e mia madre chiese: «Siamo ancora a Cordemant?».

«Drummant» rispose mio padre. «Da un’ora buona. Ma quelle sono della razza di Rodd. E sono le mie giovenche, credo. Se ci avvicinassimo un poco, potrei togliermi ogni dubbio.»

«Non ora, Canoc» disse Melle. «Tra poco farà buio. Dovremmo proseguire.» Nella sua voce c’era una marcata nota di apprensione. Lui se ne accorse.

«Hai ragione» disse, e udii Mantogrigio rimettersi in marcia; Roanie lo imitò senza che avessi bisogno di spronarla, e il passo leggero del puledro riprese alle mie spalle.

Giungemmo alla Casa di Pietra di Drummant, e quell’arrivo in un posto sconosciuto, in mezzo a gente sconosciuta, fu per me particolarmente difficile. Mia madre mi prese per un braccio non appena smontai da cavallo e mi tenne stretto, forse per rassicurare se stessa tanto quanto me. Tra le molte voci udii quella di Ogge Drum, tonante e gioviale. «Bene, bene, bene, alla fine siete venuti, allora! Ben arrivati! Benvenuti a Drummant! Siamo povera gente, qui, ma quel che abbiamo lo condividiamo! Oh, questa poi... Perché il ragazzo



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