Giorgio Strehler. Il ragazzo di Trieste by Cristina Battocletti

Giorgio Strehler. Il ragazzo di Trieste by Cristina Battocletti

autore:Cristina Battocletti [Battocletti, Cristina]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2021-04-20T22:00:00+00:00


Atto Secondo

Ritorno al Piccolo

“Accettai non solo perché il PT fu anche la mia creazione, ma perché era un nuovo – e forse ultimo – tentativo di verificare il teatro pubblico come teatro della ragione, della poesia, ossia dell’arte, la cui idea mi maturò appunto in questi anni duri e scuri di dubbi e di lotte,” precisa Strehler giustificando il suo rientro in via Rovello.

Vi sono molte teorie su questo avvicendamento. La più benevola sostiene che Grassi, in virtù della grandissima vitalità con cui ha nutrito il teatro pubblico, sia stato chiamato alla Scala come sovrintendente da Massimo Bogianckino e Claudio Abbado per riportare il tempio della musica milanese al massimo livello artistico. Una proposta che uno come lui, venuto dal niente, da una famiglia d’immigrati del Sud, e che ha sempre avuto una totale identificazione con la municipalità, non poteva non accettare: prendere in mano le redini della maggiore istituzione culturale milanese, con il mandato di riallacciare i rapporti con l’estero, ma soprattutto con la città, gli studenti, le realtà produttive. Secondo la versione più malevola, nel ’68 Strehler se ne sarebbe andato già con un accordo con il sindaco per rientrare al Piccolo qualche anno più tardi, e da solo. E la Scala sarebbe stata la soluzione di alto livello per riparare il torto fatto a Grassi, che nel passaggio delle consegne lasciava a Strehler un’eredità, in parte costruita assieme, eccellente: centocinquanta spettacoli, ottomila repliche, tournée in centottantacinque città straniere, in trenta paesi diversi, attestandosi come il primo teatro italiano con la più importante fama internazionale

Risultati eccelsi che Strehler riconosce, ma da cui vuole distinguersi: i capannoni che portano il teatro in periferia non avranno più la centralità, che hanno avuto sotto Grassi. Poi mette un altro punto fermo per lui importantissimo: limitare il più possibile le tournée, soprattutto lungo lo stivale. Deve essere il resto d’Italia a venire al Piccolo.

“Voleva fare un teatro d’arte dove la qualità del palcoscenico fosse il centro, quando negli anni precedenti la funzione del teatro aveva ampiamente superato quella del palcoscenico,” lo difende Shammah, che pure si ritiene un’ammirata allieva di Grassi. “Girava a quei tempi una barzelletta in cui nel ricevere al Piccolo una delegazione dall’Est, Vinchi cominciava mostrando gli uffici, gli archivi, spiegando gli accordi per far arrivare i lavoratori, e poi solo alla fine, di malavoglia, li portava a vedere il palcoscenico, mentre Grassi, stupito, diceva: ‘Come, Nina, abbiamo un palcoscenico e non me lo si dice?’”

Quando ritorna, Strehler chiede che a dirigere il teatro sia una sola persona, che per lui è necessariamente l’artista. “Sono convinta che il mito di Strehler che prova di notte, che insulta gli attori, sia stato creato per tacitare le sue richieste di focalizzare le energie solamente sullo spettacolo. Gridava perché aveva la necessità che tutti si accorgessero che c’era uno che nel suo teatro si uccideva per rivendicare l’importanza del gestus, il solo possibile in quello spettacolo, con quell’attore, in quel momento storico, che andava cercando ossessivamente fino a che capiva come piegare una battuta a un significato,” precisa Shammah.



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