Giovanni dalle Bande Nere by Carlo Maria Lomartire
autore:Carlo Maria Lomartire [Lomartire, Carlo Maria]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-05-06T12:00:00+00:00
VII
Le Bande Nere
I vincitori sfilarono a lungo per le strade di Milano, acclamatissimi da una folla osannante che gridava «Sforza! Sforza!». Il ventisettenne secondogenito di Ludovico il Moro stava arrivando dal Tirolo scortato dallâesercito dellâimperatore Massimiliano I che, con questo gesto, voleva così rimarcare il suo ruolo nellâimpresa.
Giovanni, alla testa delle truppe vincitrici, sentiva che quelle acclamazioni lo riguardavano personalmente, in virtù del legame di sua madre Caterina con Milano, città dove era nata, e col duca suo cugino. Anche per questo, non solo non partecipò, comâera suo costume, alla spartizione del riscatto dei prigionieri, ma si oppose con fermezza alla possibilità di un saccheggio della città come Spagnoli, lanzichenecchi tirolesi e mercenari pretendevano. La sola idea gli faceva orrore: «Non possiamo consegnare al nuovo duca la sua Milano devastata, sanguinante, in lacrime e a noi ostile, i suoi sudditi lo riterrebbero responsabile».
Colonna convenne e vietò «ogni violenza sulle persone e sulle cose, pena la morte».
Inoltre Giovanni sapeva di avere in quella città dei congiunti vicini e lontani: a cominciare dal cardinale Giulio Zanobi deâ Medici, legato pontificio. Era figlio naturale, poi legittimato, di Giuliano, il fratello di Lorenzo il Magnifico ucciso nella congiura dei Pazzi, e quindi di Lucrezia. Sua madre era una certa Fioretta Gorini, figlia del corazzaio Antonio Gori, che lo diede alla luce il 26 maggio 1478, appena un mese dopo lâassassinio di Giuliano. La famiglia Medici, che già aveva accolto Fioretta in casa, legittimò il piccolo Giulio in memoria del padre.
Naturalmente, il giovane capitano non poteva sapere che il cardinale Giulio presto sarebbe stato il secondo membro della dinastia Medici eletto papa con il nome di Clemente VII, ma si rendeva conto, quello sì, che il porporato fiorentino era un uomo di potere, ricco di fascino e di intelligenza. Pensava perciò che fosse opportuno accattivarsene la simpatia e la stima: «Vi chiedo, eminenza, lâonore che siate voi, anche grazie al nostro legame di sangue, a farmi da guida nella città appena conquistata».
Giulio Zanobi deâ Medici, interessato a conoscere meglio quel giovane capitano del quale ha molto sentito parlare, si rivelerà abile nel far intendere a Giovanni la bellezza e la grandezza di Milano, e di conseguenza il valore di quella conquista.
Appena si diffuse la notizia della caduta di Milano e del ritorno degli Sforza, tutte le città limitrofe, a cominciare da Como, Pavia e Lodi e i territori già sforzeschi si riconsegnarono al Ducato, felici di essersi liberati dal vorace e arrogante dominio francese.
Leone X, nel frattempo, era giunto a Piacenza per sistemarsi nel palazzo vescovile. Nel gelido e nebbioso mattino del 24 novembre arrivò un messo che aveva viaggiato tutta la notte: «Santità , il capitano generale della Lega Santa, Prospero Colonna, vi informa che sta consegnando Milano e il suo Ducato al duca Francesco II Sforza».
Il papa lo aveva già intuito, dalle grida di esultanza provenienti dal cortile dove il cavaliere, stremato, era sceso da cavallo e gli era stato dato da bere.
Personale della corte e del palazzo, familiari e soldati avevano preso a festeggiare sotto le finestre chiamandolo a gran voce per acclamarlo.
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