Gli ebrei nell'Italia fascista. Vicende, identità, persecuzione by Michele Sarfatti

autore:Michele Sarfatti [Sarfatti, Michele]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788806150167
editore: Giulio Einaudi Editore
pubblicato: 2000-03-01T00:00:00+00:00

iii. Comunità delle Colonie

Più vasti problemi di riassetto in tutti i campi della vita sociale, culturale, spirituale, presentano le Comunità delle Colonie italiane: Tripoli e Bengasi.

La situazione di tripoli, molto complessa, ha attirato fin dai primi mesi del 1933 l’attenzione dell’Unione, preoccupata della miseria, dei matrimoni misti in aumento, della situazione non lieta del Tribunale Rabbinico, della mancanza di una guida spirituale che elevasse il tono di quell’importantissimo nucleo e lo dirigesse verso migliori destini. Di fronte a questo stato di cose che esigeva radicali rimedi era stato piú volte invocato l’intervento dei rappresentanti dell’Unione.

Nel giugno 1933 alcuni incidenti avvenuti a Tripoli inducevano la Commissione straordinaria che regge quella Comunità a rassegnare le proprie dimissioni, le quali venivano però subito ritirate per deferenza al Governatore della Colonia.

Un’altra questione era poi venuta ad aggiungersi alle altre. Una nuova disposizione del Governo della Tripolitania, colla quale si veniva a mutare uno stato di cose che si era prolungato per quarant’anni, prima e dopo l’occupazione italiana, e non aveva dato luogo ad inconvenienti, escludeva dalle scuole medie gli studenti ebrei che non le avessero frequentate anche di Sabato, per quanto si consentisse loro di astenersi dallo scrivere in quel giorno, giustificando il provvedimento col danno che le periodiche assenze del Sabato recavano allo studio. Per renderci conto di questo e degli altri problemi dell’Ebraismo tripolitano, l’Ecc.mo Rabb. Dr. Castelbolognesi ed io facemmo una visita a Tripoli dal 19 al 25 luglio 1933. In quelle giornate indimenticabili per il grande compiacimento spirituale che esse ci dettero, ci rendemmo conto della grande vitalità ebraica di quel nucleo e delle sue intatte tradizioni e ci convincemmo soprattutto della necessità che esso aveva di un Rabbino metropolitano. L’Ebraismo italiano non può piú a lungo permettere che un cospicuo numero di ben 16000 ebrei rimanga senza la guida di un capo spirituale che per la sua dottrina, per la sua cultura generale e per il suo animo ebraico, possegga tale prestigio da influire sui dirigenti, sul popolo e sulle autorità onde siano risolti i gravi problemi che dopo tanti anni di occupazione italiana permangono ancora insoluti.

Il Tribunale Rabbinico, che dovrebbe rappresentare l’organo spirituale massimo di quella Comunità, deve essere trasformato nella sua compagine e nel suo prestigio e ciò non può accadere senza l’intervento e la presenza di un Rabbino maggiore. È urgente risolvere poi il problema scolastico anche se esso non sia il problema piú grave. Ci sono a Tripoli 2600 ragazzi che frequentano le scuole elementari, e di essi piú di 1600 sono alunni delle scuole tradizionali, Talmud Torah. Si tratterebbe innanzi tutto di preparare un piccolo corpo di insegnanti che oltre ad avere piena coscienza del loro dovere posseggano una piú vasta e integrale cultura ebraica e un metodo e una capacità d’insegnamento meno antiquati.

Strettamente connessa col problema scolastico e piú ardente ancora ci apparve la questione del Sabato, a cui ho sopra accennato, la cui osservanza non solo vuole essere gelosamente custodita dagli ebrei di Tripoli, ma che deve venir considerato per loro e per noi come istituto fondamentale dell’ebraismo.

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