Gli utopisti by Anna Neima

Gli utopisti by Anna Neima

autore:Anna Neima
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2021-09-12T00:00:00+00:00


Il suo discepolo P.D. Uspenskij, che era rimasto in Inghilterra, ebbe inizialmente un ruolo fondamentale nella raccolta di fondi per l’Istituto. Riuscì infatti a radunare un gruppo di ricchi patroni inglesi che accettarono di pagare buona parte dell’affitto del priorato. Tuttavia, nel corso degli anni venti, Uspenskij cominciò a nutrire qualche dubbio sulla validità della Quarta Via per come veniva presentata nella comunità di Gurdjieff. Uomo profondamente cerebrale, non riusciva a capire il senso dell’infinito lavoro manuale, né trovava giusto che i discepoli trattassero Gurdjieff con tanta reverenza. I suoi rapporti con lui cominciarono via via a raffreddarsi, e i fondi dall’Inghilterra smisero di attraversare la Manica così di frequente. Nel 1924, Uspenskij interruppe ogni contatto con Gurdjieff (anche se la sua indipendente moglie, Madame Uspenskij, seguitò a vivere all’Istituto, a perenne memoria del voltafaccia dell’ex allievo).

Come avrebbe pagato l’affitto, si chiedeva ora Gurdjieff? Aveva rinunciato all’obiettivo di una comunità autosufficiente, cosa che comunque non era mai stata la sua prima aspirazione. Metà dei discepoli era indigente e l’altra, pur cavandosela meglio, non era certo in grado di assumersi i costi dell’affitto e della ristrutturazione di quell’immenso edificio, di rifornirlo di tutto il necessario, dalle lenzuola al bestiame, e di sfamare ogni giorno un centinaio di persone. A quelle spese si aggiungeva il fatto che Gurdjieff era deciso ad acquistare il priorato per poterlo trasformare in una roccaforte permanente del suo pensiero.

Accettando come sempre la sfida, il Maestro si lanciò in una serie di imprese a Parigi. La capitale francese era in piena fioritura modernista: Ernest Hemingway scriveva, Gertrude Stein teneva salotto, Man Ray fotografava, Jean Cocteau metteva in scena opere teatrali. Gurdjieff si affacciò dunque ai margini di quella scena per offrire i suoi servigi di ipnotizzatore a tossicodipendenti e alcolisti benestanti. Aprì due ristoranti a Montmartre insieme ad alcuni emigrati russi e cominciò a investire in azioni petrolifere mediorientali.74 La sua audacia e il suo magnetismo personale si adattavano perfettamente ad affari del genere e, malgrado la sua scarsa padronanza del francese, diverse iniziative ebbero un certo successo. Tuttavia, i guadagni erano irregolari e ciò che entrava al priorato veniva speso in fretta.

Gurdjieff acquistò anche un’automobile per viaggiare più comodamente tra Fontainebleau e Parigi. Non aveva mai guidato ma, dopo qualche giorno di scatti in avanti sui terreni del priorato, uscì trionfante dai cancelli principali sulla sua Citroën. Fu l’inizio di una grande passione per i motori, tanto forte da influenzare addirittura il linguaggio della sua filosofia: cominciò a paragonare gli allievi ad «automobili guaste» e la comunità stessa a «un’officina di riparazione per vetture rotte».75 Rimase comunque un pessimo guidatore, che percorreva follemente la route nationale come se il suo fosse stato l’unico veicolo sulla strada. Gli eventuali passeggeri traevano poco conforto dalle sue rassicurazioni che era possibile sfuggire alle leggi meccaniche degli incidenti sviluppando la propria volontà interiore.

Malgrado le nuove attività commerciali di Gurdjieff, presto l’Istituto si ritrovò ancora una volta sull’orlo della rovina. Katherine Mansfield l’aveva reso celebre, ma ciò non gli era valso l’ulteriore sostegno in cui sperava il suo fondatore.



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