Grandi Speranze by Charles Dickens

Grandi Speranze by Charles Dickens

autore:Charles Dickens [Dickens, Charles]
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
ISBN: 9788811365358
editore: Garzanti
pubblicato: 2014-01-04T23:00:00+00:00


XXX

La mattina seguente, dopo aver considerato a fondo la faccenda mentre mi vestivo al Cinghiale azzurro, decisi di dire al mio tutore che non ritenevo Orlick il tipo giusto per ricoprire un incarico di fiducia da Miss Havisham. «Be’, certo che non lo è, Pip», rispose, confortevolmente convinto in anticipo della validità generale del principio, «perché il tipo che ricopre un incarico di fiducia, non è mai quello giusto». Sembrava metterlo di buonumore che quel particolare incarico non fosse eccezionalmente ricoperto dal tipo giusto, e con aria soddisfatta mi ascoltò raccontare ciò che sapevo di Orlick. «Molto bene, Pip», osservò quand’ebbi finito, «adesso passo di lì e lo liquido». Piuttosto allarmato da un’azione così sommaria, suggerii di aspettare un po’, alludendo anche all’eventuale difficoltà di trattare col nostro amico. «No che non ci sarà», disse il mio tutore con assoluta sicurezza, utilizzando l’espressività del fazzoletto, «mi piacerebbe proprio vederlo discutere la faccenda con me».

Dato che tornavamo a Londra insieme con la diligenza di mezzogiorno, e che la mia colazione era stata talmente assillata dal terrore di Pumblechook da non riuscire quasi a tenere la tazza in mano, approfittai dell’occasione per dire che mi andava di camminare, e che mi sarei avviato sulla via di Londra mentre Jaggers sbrigava i suoi affari, pregandolo di avvertire il cocchiere di farmi salire quando mi avessero raggiunto.

Ebbi così la possibilità di scappare dal Cinghiale azzurro subito dopo colazione. Sicché, deviando nell’aperta campagna per un paio di miglia, aggirai la casa di Pumblechook e tornai sulla strada maestra un po’ oltre quella trappola, sentendomi relativamente al sicuro.

Era interessante ritrovarsi nella vecchia cittadina tranquilla, e non era spiacevole essere riconosciuto improvvisamente da qualcuno e seguito con lo sguardo. Uno o due bottegai arrivarono persino a schizzar fuori dai negozi e a precedermi per un tratto di strada, per potersi girare, come avendo dimenticato qualcosa, e tornare indietro guardandomi in faccia – situazioni in cui non so chi aveva la peggio; loro, fingendo di non agire con quell’intenzione, o io, fingendo di non accorgermene. Comunque, la mia era una posizione distinta di cui non ero affatto scontento, sinché il Fato mi buttò sulla via di quella perfetta canaglia del garzone di Trabb.

Guardando a un certo punto davanti a me, lo vidi venirmi incontro frustandosi con una borsa blu vuota. Ritenendo che il contegno che più mi si addiceva, e che con più probabilità avrebbe annichilito la sua intenzione maligna, fosse di contemplarlo con aria serena e inconsapevole, avanzai assumendo quell’espressione e mi stavo già compiacendo del successo, quando all’improvviso le sue ginocchia si urtarono, i capelli gli si drizzarono in testa, il berretto gli cadde, lui si mise a tremare violentemente in tutto il corpo, barcollò verso il centro della strada, e gridando alla folla: «Difendetemi! Ho tanta paura!», simulò un parossismo di terrore e contrizione, provocato dalla dignità della mia figura. Quando gli passai accanto, batteva rumorosamente i denti prostrandosi nella polvere con tutti i segni dell’umiliazione più profonda.

Fu dura da sopportare, ma non era ancora niente.



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