Greco Guerra by Sconosciuto

Greco Guerra by Sconosciuto

autore:Sconosciuto [Sconosciuto]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 2019-11-24T23:00:00+00:00


15

L’Apocalisse di fuoco

Ma un fuoco scese dal cielo e li divorò.

Apocalisse 20,9

Dopo un numero indefinito di notti insonni Noah si è deciso.

È l’agosto del 2010, da otto mesi ha aspettato, ogni giorno, le 2.30 di notte a Norwich, Inghilterra cioè le 8.30 del mattino a Tomsk, Siberia.

«Buongiorno compagna! Com’è lì la situazione? Caldo? Freddo? Il permafrost regge? Passo da quelle parti a controllare?»

E per giorni Iskra, prima emozionata, poi turbata, a volte divertita, ha risposto: «Non lo so, professore, io lavoro, lavoro e basta».

Intanto, intorno a loro, è esplosa la guerra del clima, lasciando lo Ziggurat incenerito, i professori distrutti, invecchiati di colpo di dieci, vent’anni.

Noah ha finito la sua borsa di studio, ha salutato i compagni di bevute e ha lasciato dietro di sé il tempio del clima, squarciato. Ora è uno yankee qualsiasi e nessuno dei suoi famigliari capisce perché non se ne torni nel New Jersey a fabbricare camicie, o anche solo a godersi l’eredità. Ma in quelle notti lunghe e fredde, a parlare di hacker siberiani, il richiamo delle labbra di Iskra, intraviste dietro al casco da hockey, si è fuso col bisogno di sapere.

E adesso, finalmente ha il suo appuntamento: 4 agosto, Leningradskij Prospekt 26, Mosca. In valigia ci ha messo la speranza di capirci qualcosa, su quella ragazza e su chi, senza complimenti, ha affossato con un colpo di mouse il professor Jones, gli amici climatologi e un’intera conferenza delle Nazioni Unite. Iskra gliel’ha promesso: ha una traccia, un filo, anche se sottilissimo, da seguire nel labirinto.

A Noah piace essere pronto e per questo è arrivato in città due giorni prima, per perdere quell’aria svagata del turista sperduto nel labirinto di indicazioni in cirillico. Peccato che Mosca gli abbia preparato un’accoglienza epica, la stessa che ha apparecchiato molti anni prima a Napoleone. Il fuoco, il grande incendio.

Alle due di notte del 3 agosto il vento cambia sui cieli della città e si porta dietro una nuvola di fumo. Noah si sveglia nel suo ostello scalcinato di Čerkizovskaja, periferia nord, linea metropolitana rossa. In quel regno di casermoni di cemento l’aria si è fatta densa e Noah si sente in bocca un sapore di barbecue, come quello delle sue domeniche nel giardino di casa a Wildwood, New Jersey. Invece è nella Mosca offuscata dell’estate più rovente del millennio.

All’alba, Noah si mette a trafficare con l’aria condizionata che fa il rumore di un aereo in decollo ma non vuole saperne di avviarsi. Allora apre le finestre, nonostante l’odore acre che gli salta alla gola. La televisione accesa spiega che le autorità invitano ad andare in giro con le mascherine: prezzo calmierato, 70 centesimi di dollaro. Ma ne vedrà poche in quei giorni, perché i moscoviti sono tosti e la mascherina è un gioco da femminucce. Sullo schermo compare lo pneumologo in capo, tal dottor Čučalin, Alexander Čučalin (esiste anche questo nella ossessione di controllo ex sovietica) e spiega che è come se, in una notte, tutti i moscoviti si fossero trasformati in fumatori incalliti: due pacchetti di sigarette in quattro ore.



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