Grishaverse - Rovina e ascesa by Leigh Bardugo

Grishaverse - Rovina e ascesa by Leigh Bardugo

autore:Leigh Bardugo [Bardugo, Leigh]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-02-25T12:00:00+00:00


11

La mattina seguente trovai Nikolai sulla terrazza orientale che studiava le condizioni atmosferiche. La squadra di Mal sarebbe partita entro un’ora e stava solo aspettando il via libera. Mi tirai il cappuccio sopra la testa. Non stava proprio nevicando, ma alcuni fiocchi mi si erano posati sulle guance e sui capelli.

«Come appare la situazione?» chiesi, passando a Nikolai una tazza di tè.

«Non male» rispose. «I venti sono moderati e la pressione è stabile. Potrebbero incontrare qualche difficoltà nell’attraversare le montagne, ma non dovrebbe essere niente che la Tarabuso non sia in grado di gestire.»

Sentii la porta aprirsi dietro di me, e Mal e Tamar uscirono sulla terrazza. Erano vestiti con abiti da contadini, cappelli di pelo e robusti cappotti di lana.

«Si parte?» chiese Tamar. Stava cercando di mostrarsi calma, ma sentii l’eccitazione nella sua voce trattenuta a fatica. Dietro di lei Nadia, con la faccia premuta contro il vetro, aspettava il verdetto.

Nikolai annuì. «Si parte.»

Il sorriso di Tamar era abbagliante. Riuscì a fare un inchino misurato, poi si voltò verso Nadia e le diede il segnale. Nadia lanciò un urlo e si abbandonò a qualcosa a metà tra un attacco di convulsioni e una danza.

Nikolai rise. «Se solo mostrasse un po’ di entusiasmo.»

«State attenti» dissi a Tamar mentre l’abbracciavo.

«Prenditi cura di Tolya per me» rispose lei. Poi sussurrò: «Ti abbiamo lasciato nel baule il vestito di merletto blu cobalto. Mettitelo stasera».

Alzai gli occhi al cielo e le diedi una spinta. Sapevo che li avrei rivisti tutti entro una settimana, ma mi accorsi con sorpresa che mi sarebbero mancati.

Seguì una pausa imbarazzata quando mi voltai verso Mal. I suoi occhi azzurri erano vividi nella luce grigia del mattino. Sentii una fitta alla cicatrice sulla spalla.

«Buon viaggio, moi soverenyi» mi disse con un inchino.

Sapevo che cosa aspettarmi, ma lo abbracciai lo stesso. Per un momento, lui rimase immobile, poi le sue braccia si chiusero con forza intorno a me. «Buon viaggio, Alina» mi sussurrò nei capelli, e subito si fece indietro.

«Partiremo non appena torna la Martin Pescatore. Mi aspetto di vedervi tutti sani e salvi tra una settimana» disse Nikolai «che impacchettate le ossa di un uccello onnipotente.»

Mal si inchinò. «Che i Santi vi proteggano, moi tsarevich.»

Nikolai gli porse la mano e se la strinsero. «Buona fortuna, Oretsev. Trova l’uccello di fuoco e, quando tutto questo sarà finito, sarai ben ricompensato. Una fattoria a Udova. Una dacia vicino alla città. Tutto quello che vorrai.»

«Non ho bisogno di niente di tutto questo. Solo…» Lasciò andare la mano di Nikolai e distolse lo sguardo. «Meritatela.»

Si affrettò a tornare all’Arcolaio con Tamar dietro di lui. Attraverso il vetro li vidi parlare con Nadia e Harshaw.

«Be’» disse Nikolai «almeno ha imparato a fare un’uscita di scena.»

Ignorai il dolore alla gola e chiesi: «Quanto ci vorrà per arrivare a Ketterdam?».

«Due o tre giorni, dipende dalle condizioni meteorologiche e dai nostri Chiamatempeste. Andremo verso nord, poi viaggeremo sopra il Mare Vero. È più sicuro che volare sopra Ravka.»

«Com’è?»

«Ketterdam? È…»

Non finì la frase. Una macchia confusa d’ombra mi attraversò il campo visivo e un istante dopo Nikolai era sparito.



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