Grottesco by Patrick Mcgrath

Grottesco by Patrick Mcgrath

autore:Patrick Mcgrath [Mcgrath, Patrick]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Probabilmente fu perché nel pomeriggio ero andato alla palude che quella notte sognai un acquitrino mesozoico. Nel sogno era mattina molto presto e una specie di oscurità azzurrina pervadeva la scena. Nella nebbia bassa attanagliata alla superficie sfrecciavano ombrosi alcuni animaletti volanti con le ali palmate, coriacee e delicate, che scartando e planando andavano avanti e indietro in cerca di preda. La foresta tropicale che orlava l'acquitrino già fumava nel caldo umido dell'alba e salvo l'incessante ronzare, stridere e frinire degli insetti fra le sequoie e i pini giganteschi da presso, un silenzio pesante e assoluto incombeva sul luogo. Zolle e tappeti irregolari di muschio e i tronchi di enormi alberi caduti, resi indistinti dall'oscurità, con i loro monconi dentellati che artigliavano l'aria come grandi dita sul punto di annegare, si sgretolavano sul limitare dell'acquitrino, risprofondando nella melma primordiale dalla quale erano emersi. All'improvviso, da uno di questi tronchi immensi e senza vita sbuca fuori un minuscolo mammifero peloso. Si ferma con una zampa alzata e storce il musetto, poi beve con foga da una polla d'acqua nera e salmastra formatasi nel fango. Trepido e spasmodico, il musetto peloso torna su e l'animale corre svelto a rintanarsi nel suo tronco. Un attimo dopo giunge dalla foresta una specie di rimbombo sordo, lo schianto di corpi mastodontici che avanzano nella boscaglia.

La luce sta diventando più intensa. Nella palude tutto è immoto come la morte, mentre dalla foresta il fragore si fa sempre più vicino e tonante. E a un certo punto ecco che compaiono fra gli alberi, arrancando pesantemente in fila indiana, con le testine che ballonzolano da una parte all'altra sui colli lunghi e oscillanti e gli smisurati corpi a botte: sono un branco di Brontosauri, erbivori di modesta intelligenza venuti alla palude in una decina per dissetarsi. Hanno la pelle grigia e coriacea, maculata di chiazze e segni lievi color ruggine, e la coda lunga e affusolata si tende rigida di dietro, con la punta che nel cammino svirgola come una frusta. Con eleganza tenace e maestosa si dirigono verso uno specchio d'acqua al centro dell'acquitrino, affondando le zampe nella poltiglia con uno sciaguattio rumoroso. Una foschia bassa attanaglia ancora con riccioli e strie la superficie dell'acquitrino, dando agli animali un'aria vagamente spettrale. Ma il cielo sta diventando via via più luminoso, i grandi blocchi d'ombra che incorniciavano la palude svaniscono pian piano e gli alberi cominciano a farsi più nitidi. Il branco prosegue il suo pesante cammino sotto un cielo in cui adesso i rosa e i rossi carichi dell'alba colorano il fondo di una manciata di nuvole lanose.

Gli animali raggiungono lo stagno e si fermano a bere ai bordi. Le lunghe code ondeggiano ancora e in ogni momento una testa minuscola si alza sul collo serpentino a fiutare l'aria. I primi raggi del sole mattutino filtrano nella foresta e, battendo sul dorso gigantesco di uno dei mostri, mettono in luce la rugginosità riccamente screziata della sua pelle. E le teste continuano a alzarsi e abbassarsi senza posa,



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