Harrow la Nona by Tamsyn Muir

Harrow la Nona by Tamsyn Muir

autore:Tamsyn Muir [Muir, Tamsyn]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-05-27T12:00:00+00:00


30

SALTÒ FUORI CHE AUGUSTINE il Primo – Santo della Pazienza, fondatore della Corte di Koniortos, luminare del Fiume… al mondo da diecimila anni nonché il più anziano tra i santi, brillante, sofisticato e subdolo – aveva architettato un piano scaltrissimo per assisterti nell’omicidio del suo zelante fratello. Ecco qua il piano scaltrissimo: far sbronzare pesantemente tutti quanti.

Due ore dopo sedevi in mezzo a un cumulo di macerie. I resti di un pasto giacevano davanti a te, era molto più di quanto avessi mai mangiato di tua spontanea volontà. Eri stata obbligata. L’unica alternativa era perdere i sensi. Una pira di candele diffondeva il suo bagliore su una tovaglia di un candore nevoso, sull’argenteria che il Santo della Pazienza aveva disposto con tanta perizia e sul piatto disseminato di briciole che aveva in precedenza ospitato degli involtini di qualche genere, che erano però già stati mangiati – o ficcati chissà dove: non lo sapevi, e non ti interessava. Le ossa splendenti degli eroi delle Coorte stazionavano come osservatori silenti lungo entrambi i lati della stanza, e dalle loro espressioni prive di occhi percepivi una certa spossatezza.

Non eri certa di come fosse successo. La cena era iniziata come tutte le altre cene, solo con più formalità. Forse la cucina di Augustine era più meticolosa e sontuosa, tendeva a cucinare in brevi deflagrazioni violente, servendo il pasto in numerose parti distinte e non tutto in una volta, cosa che – arrivando dalla tavola del Drearburh – ti era parsa sconcertante. Non eri riuscita a concentrarti su quello che stavi mangiando; sapevi solo che, arrivati ormai alla terza portata, avresti dovuto continuare o patirne le conseguenze. Il sapore del vino – che Augustine ti aveva già servito – non ti piaceva per niente e non ti eri immaginata che potesse essercene così tanto. Rabboccava i bicchieri prima ancora che riuscissi a finirne il contenuto, così non eri mai nemmeno arrivata in fondo al primo.

Ora, in mezzo ai detriti fumanti della cena, lui e la Santa della Gioia, e Dio e Ianthe avevano spostato le sedie radunandosi all’estremità del tavolo. Le vesti della Prima Casa di Ianthe erano da qualche parte sul pavimento, teneva i gomiti sul tavolo e aveva le guance rosa, il che le conferiva una giovialità fasulla. Augustine si era tolto la giacca e se ne stava lì seduto con la sua camicia bianca coi bottoni. La cravattina che si era annodato alla gola si era sciolta del tutto e penzolava inerte da ambo i lati del colletto sgualcito. Mercy era quella messa peggio: la crocchia di capelli era precipitata e ora rimbalzava libera in ciocche pallide di un rosa dorato. Ridacchiava – sul serio.

Dio sedeva in mezzo a loro. Maestro si era arrotolato le maniche fino ai gomiti; se si trattava di una camicia più bella o messa meglio rispetto a quella che portava di solito, non eri in grado di stabilirlo. La coroncina di ossa e foglie gli era scivolata via dalla fronte – probabilmente era da qualche parte in



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