Harry Potter 7 e i doni della morte by J.K.Rowling

Harry Potter 7 e i doni della morte by J.K.Rowling

autore:J.K.Rowling [J.K.Rowling]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Salani Editore
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


CAPITOLO 20

XENOPHILIUS LOVEGOOD

Harry non si aspettava che l'ira di Hermione si placasse in una notte, quindi non si stupì che la mattina dopo comunicasse con sguardi torvi e silenzi ostinati. Ron reagì mantenendo un contegno innaturalmente grave in sua presenza, in segno evidente di costante rimorso. A dire il vero, quando si ritrovavano insieme tutti e tre Harry si sentiva come l'unica persona non in lutto a un funerale con pochi presenti. Ma nei rari momenti che passò da solo con Harry (a prendere l'acqua o a cercare funghi nel sottobosco), Ron fece mostra di uno sfrontato buonumore.

«Qualcuno ci ha aiutato» ripeteva. «Qualcuno ha mandato quella cerva.

Qualcuno è dalla nostra. Un Horcrux in meno, Harry!»

Rinfrancati dalla distruzione del medaglione, ripresero a discutere di do-ve potessero trovarsi gli altri e, sebbene avessero già affrontato la questione, Harry era ottimista, certo che altre novità decisive sarebbero seguite al-la prima. Il broncio di Hermione non riusciva a guastare il suo buonumore: l'improvvisa svolta della loro sorte, l'apparizione della cerva misteriosa, il recupero della spada di Grifondoro e soprattutto il ritorno di Ron lo rendevano così felice che faticava a restare serio.

Nel tardo pomeriggio lui e Ron sfuggirono di nuovo alla presenza ostile di Hermione con la scusa di setacciare i cespugli nudi in cerca di more ine-sistenti e continuarono a scambiarsi informazioni. Harry era finalmente riuscito a raccontare a Ron tutta la storia dei vagabondaggi suoi e di Hermione, fino al resoconto completo di quanto era accaduto a Godric's Hollow; adesso toccava a Ron riferirgli tutto quello che aveva scoperto sul mondo magico nelle settimane trascorse da solo.

«... e come hai fatto a sapere del Tabù?» chiese a Harry, dopo avergli raccontato dei molti disperati tentativi dei Nati Babbani di sottrarsi al Ministero.

«Del che cosa?»

«Tu e Hermione avete smesso di pronunciare il nome di Tu-Sai-Chi!»

«Oh, sì. Be', è solo una brutta abitudine che abbiamo preso» spiegò Harry. «Ma per me non è un problema chiamarlo V...»

«No!» ruggì Ron. Harry saltò dentro un cespuglio e Hermione, il naso immerso in un libro all'ingresso della tenda, li guardò accigliata. «Scusa»

disse Ron aiutando l'amico a districarsi dai rovi, «ma il nome è stato stregato, Harry: è così che scoprono la gente! Usare il suo nome infrange gli incantesimi di protezione, provoca una specie di interferenza magica... è così che ci hanno trovati in Tottenham Court Road!»

«Perché abbiamo pronunciato il suo nome?»

«Esatto! Bisogna dargliene atto, è logico. Solo le persone che si oppone-vano seriamente a lui, come Silente, osavano pronunciarlo. Adesso che gli hanno imposto un Tabù, chiunque lo nomini è rintracciabile. Un modo rapido e semplice per trovare i membri dell'Ordine! Hanno quasi preso Kingsley...»

«Stai scherzando?»

«No, un manipolo di Mangiamorte l'ha accerchiato, ha detto Bill, ma è riuscito a fuggire. Adesso è latitante, come noi». Ron si grattò pensieroso il mento con la punta della bacchetta. «Non credi che sia stato lui a man-darci quella cerva?»

«Il suo Patronus è una lince, l'abbiamo visto al matrimonio, ti ricordi?»

«Già, è vero...»

Camminarono lungo la siepe, più lontano dalla tenda e da Hermione.



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