Harvey David - Cronache anticapitaliste by harvey

Harvey David - Cronache anticapitaliste by harvey

autore:harvey [harvey]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 2021-04-06T08:35:01+00:00


10.

L’erosione delle scelte del consumatore

Una delle cose divertenti che si possono fare con Marx è ricamare sulle sue idee vittoriane, a volte espresse in modo pittoresco, relative alle circostanze del suo tempo, e mettere in correlazione la sua riflessione teorica a quello che succede intorno a noi in questo momento. Uno dei temi più rilevanti nel capitolo sulle macchine nel Libro I del Capitale è quello dell’autonomia di cui il sistema di fabbrica priva il lavoratore. Gli artigiani esperti precapitalismo avevano il controllo dei loro strumenti. Avevano un certo potere perché il loro contributo alla produzione stava nell’abilità nell’uso dei loro strumenti. Era un “dono gratuito” del lavoro al capitale. D’altra parte, era uno di quei doni che si rivelano frutti avvelenati. Il capitale doveva accettare che il lavoratore fosse autonomo perché era il lavoratore ad avere le competenze. Se i lavoratori “deponevano gli utensili”, il capitalista era perduto; infatti, se i lavoratori non volevano lavorare in un particolare modo, non lo facevano.

Con l’arrivo della macchina, però, è che la competenza si trova all’interno della macchina stessa. L’autonomia, in termini di velocità del processo, ora si trova al di fuori della portata del lavoratore. In Tempi moderni di Charlie Chaplin viene rappresentata un’automazione in cui l’operaio diventa, come dice Marx, un’appendice della macchina. Il lavoratore deve fare quello che la macchina vuole che faccia, alla velocità imposta da un potere a lui esterno.

La tesi dell’erosione dell’autonomia del lavoratore è ben documentata nella storia del capitale. La cosa mi porta a pensare a come cambia l’autonomia del consumatore. Quanto siamo autonomi, per quel che riguarda le nostre scelte di consumo? Fino a che punto siamo diventati tutti semplici appendici della macchina produttiva capitalista per il consumo? In effetti, si potrebbe riscrivere il capitolo di Marx e far sì che parli, invece che di macchine, del consumismo contemporaneo. L’idea mi ha colpito con forza l’altro giorno, quando per la prima volta ho fatto una passeggiata in questa nuova zona di New York che prende il nome di Hudson Yards. Viene magnificata come il più grande sviluppo immobiliare degli Stati Uniti, forse addirittura del mondo, anche se francamente penso che non si avvicini neanche lontanamente a quel che è avvenuto in Cina. La cosa incredibile, a proposito di Hudson Yards, è che, appena si entra in quel quartiere, si trova un centro commerciale. La mia reazione è stata: “C’era bisogno di un altro centro commerciale a New York?”. Questo centro è costruito con materiali molto belli, grandi aree in cui si può passeggiare, anche se non ci sono spazi per sedersi, a meno che non si entri in un bar, in un ristorante o qualcosa di simile. È un ambiente molto arido. Bello a modo suo, qualcuno potrebbe dire bello dal punto di vista architettonico. Al tempo stesso, però, sembra vuoto, non necessariamente vuoto di persone, ma di significato reale. Il che mi porta a chiedermi: “Come hanno fatto a costruire questa mostruosità, Hudson Yards?”.

È interessante che, da quando è stato completato, i commenti non siano stati mai positivi.



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