Heitz Markus - 2017 - L'ira degli albi by Heitz Markus

Heitz Markus - 2017 - L'ira degli albi by Heitz Markus

autore:Heitz Markus [Heitz Markus]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Ishím Voróo, alcune miglia da Dsôn Dâkiòn,

5452° frammento d’infinito (6491° ciclo solare), estate

«Si direbbe che abbiamo scelto la strada giusta.» Aiphatòn e Nodûcor, dopo aver attraversato per diverse rotazioni un paesaggio punteggiato di colline, scorsero in lontananza una montagna su cui sorgeva una città. Su quei pendii ripidi e impossibili da scalare con le normali attrezzature, correvano mura che la rendevano assolutamente inespugnabile.

Ci vorrebbero dei draghi per attaccarla dal cielo. Chissà cosa ha da offrire l’Ishím Voróo rispetto alla Terra Nascosta. Aiphatòn calcolò che il monte era alto suppergiù cinquecento passi. Gli edifici, assiepati l’uno contro l’altro, erano disposti in tondo e finivano cento passi sopra le mura. A quanto riusciva a vedere, l’accesso alla città era garantito solo da due larghi ponti. Al centro della montagna si spalancava una gola sulla quale si allungava un’unica passerella. Costruzioni gigantesche. Gli albi che vivono lassù amano fare le cose in grande stile.

«Quella è Dsôn Elhàtor o Dâkiòn?» chiese a Nodûcor.

L’altro fece un gesto per indicare che non lo sapeva. La sua pelle non era stata arrossata dal sole, come se evitasse qualsiasi trasformazione. Anche i capelli non avevano subito il minimo cambiamento.

O mente o è meno utile di quanto sperassi. Se non altro sta prendendo peso. Non creperà prima di essermi stato d’aiuto. Lungo il tragitto l’aveva nutrito con pappa di cereali cui aveva aggiunto una purea di frutta o carne, spesso molto diluita perché l’altro potesse succhiarla con la cannuccia. Tra la magrezza e la maschera nera, Nodûcor aveva un aspetto inquietante. La dimensione finita fatta albo.

Attraversarono la pianura. Notarono la grossa asta di una bandiera solitaria che ondeggiava nel vento. Sul velluto nero spiccava una runa albica gialla.

Avvicinatisi, videro la lastra di ferro che era stata fissata al palo con lunghi chiodi, all’altezza del petto.

«Che gentili.» Aiphatòn lesse il messaggio inciso nel metallo in diverse lingue.

Viandante,

se entri a Dâkiòn,

ricorda

che dovrai pagare i tributi

prescritti dalla legge.

Chiunque attraversi questa regione,

non appena riceve un ordine in tal senso,

versi una moneta d’oro

o una pietra preziosa della migliore qualità.

Se non le possiedi,

fa’ una deviazione di quaranta miglia.

Oppure paga

con le tue

ossa.

«Abbiamo fugato i nostri dubbi. Siamo a Dâkiòn.» Aiphatòn guardò la città. «Un territorio di quaranta miglia? Gli albi dell’Ishím Voróo si accontentano di poco. Non si può dire lo stesso dei loro edifici.» Distinse diversi villaggi sulla pianure, nonché recinti, campi coltivati e piccoli boschi. «I profitti ricavati da quelle spighe non basteranno mai per sfamare gli abitanti per un ciclo. Devono praticare il commercio oppure ricorrere a imposte forzate.»

Nodûcor indicò le parole oro e pietra preziosa.

«Sì, sono sicuramente ricchi.» Aiphatòn si mise il giavellotto sulla spalla. «Se ci beccano, dovremo pagare con le nostre ossa.» Rise e si avviò.

L’altro lo seguì con una certa esitazione. Si trascinava ancora dietro la pesante ganascia, che spuntava appena dallo zaino.

All’inizio lo shintoìt aveva accarezzato l’idea di incatenarlo in un nascondiglio e di effettuare una prima perlustrazione da solo, ma la debolezza di Nodûcor e i botoiki sempre più vicini gli avevano fatto cambiare idea. L’albo sarebbe



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