Ho visto Diego by Ciro Ferrara

Ho visto Diego by Ciro Ferrara

autore:Ciro Ferrara
La lingua: ita
Format: epub
editore: Cairo
pubblicato: 2020-10-19T00:00:00+00:00


8

L’Europa è nostra

Io sono sinistro, tutto sinistro:

di piede, di fede e di cervello…

Si dice che la luce del sole possa esaltare la bellezza. Vi assicuro che la stessa cosa può combinarla anche con le cose più brutte. Per tutta quell’estate che arrivò, il caldo non fece altro che amplificare chiacchiere e polemiche, farle rimbalzare e rimbombare da una parte all’altra della città. Una città terrorizzata, fondamentalmente, dall’idea di poter tornare troppo velocemente all’inferno – dove tutti l’avevano sempre posizionata – dopo aver toccato il paradiso. Il ritiro, nel caso specifico, ci fece particolarmente bene, allontanandoci almeno in parte da quella confusione. Anche se, a dirla tutta, di tifosi scontenti e pronti ad accusarci ne arrivarono anche in montagna. In un piccolo paese chiamato Lodrone, per la precisione. Dove tutto, un’altra volta, davanti ai miei occhi cambiò.

Come ormai era diventata consuetudine partimmo per i monti senza Diego, ci avrebbe raggiunto più tardi. Era rimasto stranamente distante anche dopo lo scontro diretto e accesissimo tra giocatori e società, da maggio in poi. Due o tre frasi delle sue, però, avevano fatto capire bene come la pensasse, fomentando la discussione e dando nuovo inchiostro ai giornali, che non aspettavano altro: «Non bisogna prendere tre o quattro persone come capro espiatorio. Siamo tutti quanti colpevoli!» sentenziò il 14 maggio, appena un giorno prima della fine di quel tristissimo campionato. E aggiunse ancora, un mese più tardi: «Io non ho nulla da nascondere a Bianchi. Quando ho parlato con lui sono volate parole dure e quasi ci prendevamo a pugni…». Questo l’ultimo aggiornamento, prima della sua estate in cui si regalò una splendida vacanza a Tahiti e in Polinesia: «Devo andare negli unici posti in cui non conoscono Maradona, per stare un po’ tranquillo…» mi spiegava sempre ridendo come un matto. Prima di tornare, tra noi e il suo riposo, riuscì a infilarci anche dieci giorni a «Villa Eden» di Merano, per farsi seguire direttamente dal rinomato professor Chenot e riacquisire la migliore condizione fisica. Così riuscì a stupirci ancora, cosa che per lui era reale abitudine. Avevamo perso quattro giocatori fondamentali nella costruzione di una squadra che era arrivata tanto in alto. I nuovi acquisti sembravano un po’ sperduti perché tutto, fin quando non tornò Diego, era effettivamente come sospeso: Giuliano Giuliani, Alemão, Crippa, Corradini e Fusi si allenavano con noi, ma era come se avessero sempre un punto interrogativo stampato sul viso. Nessuno si sarebbe potuto aspettare quella che poi passò invece, nei libri di «storia» del calcio e del Napoli, come la leggendaria «Pace di Lodrone». Luciano Moggi, che nel frattempo aveva preso pieno potere nella gestione del gruppo, fu abilissimo a cancellare con pazienza ogni minima traccia di conflitto. Diego si ripresentò in grandissima forma, fatta eccezione come sempre per quella… stilistica: pantalone a fiori, maglia rossa che usavamo per giocare in trasferta, un orecchino tutto nuovo e splendente sul lobo sinistro. La stretta di mano a Ottavio Bianchi finì su tutti i rotocalchi come fossero due politici tra i più importanti nel mondo.



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