Homo crypto by Gianluigi Ballarani

Homo crypto by Gianluigi Ballarani

autore:Gianluigi Ballarani [Ballarani, Gianluigi]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 2022-09-05T12:00:00+00:00


a. Da citare le gas war, che non sono roba da Mad Max. Senza entrare nel dettaglio, quando la rete di Ethereum (o di una blockchain proof of work) si sovraccarica, i costi delle transazioni si impennano.

b. Da M. Manson, La sottile arte di fare quello che c***o ti pare, Newton Compton Editori, Roma 2017.

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Costosissimi mucchi di pixel

UNA PARENTESI NETFUTURISTA

Dicembre 2008.

Qualche goccia sparsa cade dal cielo scuro di Roma. È una fresca serata di inizio dicembre, il giorno dell’apertura della prima mostra della mia vita.

Io sono un giovane artista di 21 anni da poco diplomato alla Scuola Militare Teulié. Non voglio fare il soldato, però. Ho da poco lasciato la facoltà di Economia per quella di Lettere. Scrivo poesie e sperimento l’arte concettuale e digitale.

Insieme ad Antonio Saccoccio ho contribuito a fondare il Netfuturismo, un movimento artistico che critica il sistema dell’arte e rilancia le attualissime idee di avanguardia del Futurismo, rinnovandole a un secolo di distanza. Al tradizionalismo e al culto del presente, il Netfuturismo contrappone l’arte-azione, la connessione, la multidimensionalità.

La mostra è una critica alle mostre. Per questo si chiama «mostra non mostra». Durante il vernissage presentiamo il manifesto del movimento. Ma poco dopo, con un rullo tinto di rosso imbratto il manifesto davanti agli occhi stupiti dei presenti: è uno svernissage.

Tranquilli, perché basta qualche secondo, et voilà: un nuovo manifesto appare da dietro le quinte a sostituire quello imbrattato. Perché siamo nell’era della riproducibilità tecnica, e l’arte è replicabile all’infinito.

La tecnica ci ha posto di fronte alla riflessione: cos’è l’arte? E se perde la sua unicità, cosa rimane?

In mezzo alle tante non-opere esposte, la mia preferita è nata per errore. Tra gli aderenti al nostro movimento c’è anche il compositore tedesco Klaus-Peter Schneegass, che non riuscendo a venire alla mostra ci ha inviato per posta l’opera che voleva esporre.

Ce l’ha spedita in una busta. Quando la apriamo, dentro troviamo una fotocopia di un collage di lettere prese da differenti giornali, tipo quelli che usano i rapitori dei film per chiedere un riscatto.

Mostriamo l’opera alla nipote di Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del Futurismo nel 1909.

Anche a lei piace molto.

Quando lo scriviamo a Klaus, lui ci risponde trafelato: «Aspettate! Adesso vi mando l’originale!»

Io e Antonio ci guardiamo spaesati. L’originale? In che senso?

Non era voluta la fotocopia che appiattiva tutti i livelli del collage e quasi lo prendeva in giro? E lo rendeva infinitamente replicabile grazie alla tecnologia?

NO! Per noi l’opera d’arte era la fotocopia, mentre per il suo creatore era il foglio con il collage.

Il nostro errore di interpretazione ha creato una nuova opera: noi, di fronte alla fotocopia e al collage, che ci interroghiamo su quale sia l’opera d’arte. E così l’opera è diventata un trittico che comprende:

l’originale;

la fotocopia;

una foto dell’originale e della fotocopia che sta a rappresentare la riflessione su cos’è l’opera.



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