Homo Videns by Giovanni Sartori

Homo Videns by Giovanni Sartori

autore:Giovanni Sartori [Sartori, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-27T08:43:44+00:00


2. LA POLITICA VIDEO-PLASMATA

Va da sé che le video-elezioni trapassano in una più ampia video-politica, e quindi che non c’è soluzione di continuità tra l’incidenza elettorale e l’incidenza complessiva della televisione. E con questa avvertenza passo al quadro allargato, al quadro di insieme.

Ripartiamo da questo antefatto: come il politico faceva politica fino a circa cinquant’anni fa. La faceva sapendo poco, e anche curandosi poco di quel che i suoi elettori avrebbero voluto. I sondaggi non c’erano; e poi non si riteneva che il rappresentante fosse o dovesse essere il mandatario, il portavoce dei suoi rappresentati. Le costituzioni, tutte le costituzioni, vietano il mandato imperativo (e per buonissime ragioni: cfr. Sartori, 1995, capitolo 11). Pertanto in passato il rappresentante era largamente indipendente dai suoi elettori. Ma questa indipendenza fu, in realtà, privilegio o appannaggio soltanto del cosiddetto politico gentiluomo - in genere il signore o notabile del luogo -

dell’Ottocento. Il gentleman politi-clan era benestante (proprietario terriero), non era legato ad alcun partito o da alcun vincolo programmatico, e di regola veniva eletto (erano i tempi del suffragio ristretto) senza opposizione. Questo stato di cose cambia con gli allargamenti del suffragio, l’affermarsi in Europa della politica ideologica e, con essa, dei partiti organizzati di massa: partiti operai e, sull’opposta sponda, cattolici.

Nel corso del Novecento il partito - anche in forza dell’ideologia che lo istituisce e che impersona - prevale sugli eletti, e così comincia la loro partito-dipendenza. Quanto più l’elettore vota il simbolo, l’ideologia o il programma di un partito, tanto più i candidati dipendono dal loro partito per essere eletti.

Dunque, per circa un secolo il rappresentante è stato partito-dipendente, quantomeno nei grandi partiti di massa. Oggi questa dipendenza si è indebolita o sta venendo meno. Ma non ne consegue per questo che stiamo tornando al rappresentante indipendente e «responsabile» teorizzato da Edmund Burke nel suo celebre indirizzo agli elettori di Bristol del 1774. In realtà, stiamo passando al rappresentante variamente collegio-dipendente e video-dipendente, oltre che sondaggio-dipendente. Insomma, l’indipendenza del rappresentante non c’è più da tempo; e il passaggio dal «dipendere dal partito» ad altre forme di dipendenza non è detto che costituisca un progresso. Non è detto cioè che il rappresentante liberato dal controllo partitocratico sia un rappresentante che funziona meglio, che fa meglio il mestiere che è tenuto a fare.

Cominciamo dalla collegio-dipendenza che caratterizza, torno a precisare, un sistema elettorale uninominale che si dispiega all’interno di un sistema partitico debole. In tal caso diventa vero - come viene largamente detto e accettato negli Stati Uniti - che all politics ìs locai, che alla fin fine la politica si risolve tutta in politica locale. Beninteso, quando c’è democrazia c’è sempre politica locale, e cioè eletti che sono tenuti a soddisfare i desiderata e gli interessi dei loro elettori. Non ne consegue, o non ne dovrebbe conseguire, che tutta la politica sia locale. Perché in tal caso la collegio-dipendenza non è più un «servire la località», diciamo, fisiologico; diventa un patologico tutto-servire che è grave di conseguenze. Certo, si potrà sostenere che la collegio-dipendenza è un incremento di demo-

potere.



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