I casi dell'ispettore Ferraro by Gianni Biondillo

I casi dell'ispettore Ferraro by Gianni Biondillo

autore:Gianni Biondillo [Biondillo, Gianni]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Mystery & Detective, Giallo, General, Fiction
ISBN: 9788823518230
Google: yDa7DQAAQBAJ
editore: Guanda
pubblicato: 2016-12-16T23:00:00+00:00


4

«Ho del tè alla pesca, se vuoi... Giulia, giusto? Oppure... succo di frutta.»

«Il tè è perfetto.»

«Ottimo.» La donna prese la bottiglia e chiuse lo sportello del frigorifero. Tastò sopra la sua testa, aprì un’anta ed estrasse un paio di bicchieri. «Anche per lei, ispettore?»

«Signora Meazza, io la ringrazio, ma sono qui per dirle...»

«Oh, cerchi di capire, ricevo così poche visite, soprattutto d’estate...»

Si muoveva come se ci vedesse perfettamente, senza indugio alcuno. Pose tre bicchieri in un vassoio e iniziò a versare la bevanda.

«La mia non è una visita di cortesia, signora...»

«Lo so, ispettore. Non credo che un poliziotto venga a dirmi che ho vinto il primo premio alla lotteria di capodanno.» Mentre parlava portò il vassoio verso il soggiorno. D’istinto Ferraro le si mise davanti, timoroso che le cadesse di mano. «La prego, si tolga, ce la faccio benissimo...»

Ma questa è cieca o fa finta?

«Mi scusi... è che...»

«No, no, mi perdoni lei...» Appoggiò il vassoio sul tavolo. «Sa, è che intuisco la luce e le ombre» riprese, didattica. «Lei s’era messo davanti alla finestra e mi aveva disorientato.»

«Mi scusi, non...»

«La smetta di scusarsi. Mica è colpa sua se sono cieca.» Prese in mano un bicchiere. «Ecco qua, Giulia...»

«Grazie, signora.»

«Ti sembro così vecchia? Chiamami Barbara...»

In effetti a guardarla non poteva avere più di quarant’anni. Ma nei vestiti e nei movimenti aveva un gusto un po’ datato, classico: magra, capelli raccolti in uno chignon, passo leggero. E anche quei mobili del soggiorno, in noce nazionale, tarlati, e la tappezzeria ai muri... sembrava di fare visita ad una ballerina in una casa di riposo per artisti dell’Ottocento, non ad una donna, in fondo giovane, che viveva in una metropoli contemporanea.

«Signora Meazza...»

«Beva, ispettore. C’è tempo per le cattive notizie.»

Bevvero in silenzio.

«E che classe fai, Giulia?» cinguettò la donna, come nulla fosse.

«Signora Meazza, la prego, è una cosa importante, non posso aspettare oltre...»

La donna appoggiò il bicchiere.

«Lo so, lo sento dalla sua voce, ispettore. Persino dal suo odore. Penserà che sono una matta eccentrica, ma la verità è che sono spaventata, molto spaventata.»

Giulia, d’istinto, prese la mano della donna e la strinse nella sua. Uguale a Francesca, pensò Ferraro. Forse le donne sanno quando bisogna parlare e quando bisogna stare zitti. Quando basta un gesto, un semplice gesto, per dare coraggio a qualcuno.

«Barbara» disse semplicemente Giulia.

«D’accordo» rispose la donna alla richiesta non detta. «Sono pronta.»

E Ferraro glielo disse.

Furono secondi insopportabili e infiniti in un silenzio caldo e cupo.

Poi la donna si nascose il volto, con un gesto elegante. Sembrava presa da un pensiero importante, indifferente alle cose appena ascoltate. Iniziò a singhiozzare, piano, vergognosa. Giulia si alzò e la strinse a sé, come si abbraccia un’amica che si conosce da sempre. Il pianto si trasformò in strazio; Ferraro voltò lo sguardo lucido verso la luce della finestra.



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