I comunisti italiani e gli altri by Silvio Pons
autore:Silvio Pons
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 2021-03-15T12:00:00+00:00
5. Il «memoriale» di Jalta.
Nel resoconto pubblico del viaggio in Iugoslavia, Togliatti affermò che «non si può ridurre tutto il mondo socialista a un solo blocco, militare o politico che esso sia». Egli raccolse lâargomento di Tito che la polemica cinese contro gli iugoslavi si era intensificata quando questi ultimi avevano conquistato «simpatia e adesione tra i paesi nuovamente liberati»158. Togliatti riteneva che il socialismo nel mondo fosse una realtà troppo diversificata e pluralizzata per poter essere ricompresa in una concezione comunitaria gerarchica. Nel febbraio 1964, il Pcus inviò però a tutti i partiti una lettera che parlava un linguaggio diverso e denunciava il tentativo cinese di creare un «blocco frazionista» nel movimento comunista internazionale159. Di ritorno da colloqui con ChruÅ¡Äëv, Suslov e Ponomarëv a Mosca, Longo riferà che i sovietici non celavano la propria irritazione per gli argomenti che tendevano a distinguere la nozione di socialismo nel mondo dalla realtà del «campo socialista», vedendo riaffiorare la tesi del policentrismo nel momento meno appropriato. Longo sembrava condividere questa ottica e dichiarò che «vi è un conflitto di egemonia tra Pcus e Pcc. I cinesi vogliono la âleadershipâ anche a costo di buttare per aria la direzione del Pcus. Non possiamo restare indifferenti e salvarci lâanimo». Togliatti però non intendeva chiudersi nella tenaglia dei sovietici e nel suo intervento ribadà che potevano esserci esperienze socialiste senza entrare nel «campo socialista». Fece notare che gli iugoslavi avevano costruito cosà la propria e non erano equidistanti tra i due «campi» ma anzi si ponevano lâobiettivo di espandere la «coesistenza» al Terzo Mondo160. Ancora una volta, i significati molteplici del policentrismo si presentavano come una questione controversa e irrisolta nel comunismo internazionale.
Nellâaprile 1964 la presa di posizione pubblica dei comunisti francesi, in favore di una conferenza mondiale del comunismo, indusse Togliatti e Longo a scrivere una lettera ai sovietici, nel tentativo di bloccare un invito formale che sarebbe stato impossibile rifiutare161. Lâargomento principale era che una simile iniziativa avrebbe sancito lo «scisma» del movimento e creato «due centri organizzativi» in lotta lâuno contro lâaltro, compromettendo lâautonomia degli altri partiti. I due dirigenti italiani precisavano che non avrebbero sottoscritto alcuna formula rivolta a mettere in dubbio le «vie nazionali»162. Tuttavia, la posizione del Pcf provocò il fallimento dellâopera diplomatica del Pci. Togliatti confidò allâambasciatore sovietico Semën Kozyrev di ritenere che probabilmente non vi fosse unâalternativa alla convocazione della conferenza, anche se continuava a dubitare della sua convenienza163. Il gruppo dirigente giunse alla conclusione di mantenere le proprie riserve, presentandole però come un modo per combattere meglio le posizioni cinesi e accettando di prendere parte alla preparazione di una conferenza164. La relazione presentata subito dopo da Togliatti al Comitato centrale costituà un accorato appello allâunità . Egli ribadà la condanna del «metodo della solenne scomunica», che avrebbe presentato «il pericolo di un risorgere di sistemi autoritari e settari», e non rinunciò a una visione incentrata sulla diversità dei soggetti antimperialisti e delle possibili forme di socialismo. In questo contesto, rifiutò di «porre allâavanguardia» del movimento mondiale «le
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