I gerarchi fascisti by Giovanni Cecini

I gerarchi fascisti by Giovanni Cecini

autore:Giovanni Cecini [Cecini, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2022-08-30T22:00:00+00:00


Giuseppe Bottai

Ministro delle Corporazioni, dell’Educazione Nazionale,

governatore di Roma e di Addis Abeba

«Peppino [Bottai] è il più intelligente di tutti noi: peccato che abbia pochi coglioni».

Italo Balbo

Anima intellettuale e critica del fascismo, Bottai visse la sua lunghissima esperienza politica interpretando una sorta di tormentato alter ego di Mussolini. Aspettò per oltre vent’anni con ansiosa trepidazione l’illusoria nomina a segretario del PNF. Autore della Carta del Lavoro e di quella della Scuola, egli aspirò da missionario alla creazione dello Stato corporativo. Fallito il suo progetto rivoluzionario, si abbandonò in un’intima necessità d’espiazione. Volontario in tre guerre e ufficiale pluridecorato, scontò il suo senso di colpa con l’arruolamento nella Legione straniera come semplice soldato. Scampato a una condanna a morte della RSI e a una all’ergastolo dell’Italia democratica, morì tormentato per l’incompiutezza dei suoi sogni pedagogici.

Giuseppe Bottai nacque il 3 settembre 1895 a Roma, secondogenito di una coppia di commercianti atei e repubblicani. Egli visse nel rione Castro Pretorio, frequentando il liceo classico Torquato Tasso, dove si avvicinò con estremo profitto allo studio della letteratura, soprattutto nazionale e francese.

Avverso all’anticlericalismo paterno e alla propria indotta adesione alla massoneria, il giovane Giuseppe si avvicinerà con gradualità al cattolicesimo. Appassionatosi alla politica, iniziò a pubblicare articoli dal sapore eclettico, ma con uno spirito nazionalista di fondo. Nell’autunno 1914 s’iscrisse all’università nella facoltà di giurisprudenza e non piuttosto a lettere, per una propria intima propensione per la pratica delle cose, rispetto alla pura astrazione del pensiero.

Nel gennaio 1915 partì quindi per il servizio militare, assegnato a un reggimento di fanteria a Savona. Tuttavia, venne selezionato per il corso allievi ufficiali, passando alla Scuola d’applicazione di fanteria a Parma, dove ebbe modo di conoscere, tra l’altro, il sindacalista rivoluzionario Alceste De Ambris. Promosso sergente, passò a Siena, dove concluse il percorso formativo, fino alla nomina a sottotenente di complemento. Fu così assegnato ad agosto a Frosinone al deposito del 59° reggimento fanteria (brigata Calabria).

Nel frattempo, l’Italia aveva dichiarato guerra all’Austria-Ungheria ed egli chiese di essere destinato al fronte nei ranghi del 51° reggimento fanteria (brigata Alpi). Fu così che fu impegnato in azioni di guerra sulle Dolomiti. Il servizio in prima linea venne intervallato da alcuni periodi di ricovero e convalescenza, oltre a otto mesi nel 1916 come istruttore reclute nei pressi di Roma.

Dal mese di agosto venne assegnato alla 273ª compagnia mitragliatrici FIAT, raggiungendo il fronte carsico. Qui venne promosso tenente. Passò poi in Valsugana con la 197ª compagnia della precedente specialità di fanteria. Trovandosi in licenza nei giorni di Caporetto, venne subito destinato alla difesa del Monte Grappa. Aggregato all’armata francese nel Vicentino, seguì nel febbraio 1918 un corso di specializzazione, istituito presso la 2ª armata a Padova. Chiese e ottenne quindi il passaggio alle truppe d’assalto come istruttore di battaglione.

Compiuto anche questo ulteriore periodo dietro le linee, tornò come comandante di truppe combattenti sul Montello. Venne così catturato durante la battaglia del Solstizio, ma riuscì a fuggire e tornare alle proprie linee, anche se ferito a una mano. Venne decorato di una medaglia di bronzo al valor militare.



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