I Greci a teatro by H.C. Baldry

I Greci a teatro by H.C. Baldry

autore:H.C. Baldry [Baldry, H.C.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biblioteca Universale Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2021-07-15T00:00:00+00:00


VII.

Le tragedie

Torniamo alla nostra documentazione principale: le tragedie giunte sino a noi. Non vogliamo tentare qui di descriverle o di riassumerle tutte, il che sarebbe una sostituzione noiosa della loro lettura. Lo scopo di questo capitolo è vedere come il poeta tragico affrontava il suo compito, creando drammi adatti all’occasione, al luogo e allo stile di rappresentazione che abbiamo descritto: come sceglieva il suo materiale dalla storia o dalla leggenda; come lo adattava alla rappresentazione in teatro, plasmandolo secondo un determinato modello; come adoperava i propri personaggi; quale ruolo svolgeva nella sua opera il pensiero religioso o filosofico. Ci serviremo di certe opere (non sempre le migliori) per illustrare le nostre argomentazioni. Fino ad un certo punto tratteremo «la tragedia greca» come se fosse di un unico tipo, ma qui qualche differenziazione fra i tre grandi poeti tragici si impone.

Si dice che ogni pubblico teatrale ha i drammi che si merita. Indubbiamente le opere rappresentate alle feste di Dioniso erano appropriate al pubblico e all’occasione e traevano il loro materiale dall’esperienza e dalle conoscenze comuni alle migliaia di spettatori presenti; i limiti erano perciò assai ristretti in confronto alla straordinaria ricchezza di informazioni a disposizione dell’uomo moderno. A noi i loro soggetti possono apparire remoti e strani; ma per i greci del V secolo, riuniti per la festa, questi argomenti costituivano un patrimonio comune, condiviso in ugual modo dai drammaturghi, dagli esecutori e dal pubblico. Questo è vero soprattutto per la commedia, con i suoi scherzi di attualità e le caricature dei personaggi del giorno; Aristofane teneva uno specchio – anche se deformante – rivolto verso la realtà del presente. I poeti tragici invece si occupavano del passato, non come lo conosciamo noi ora, ma come era visto dalla comunità per la quale scrivevano.

Nei primi decenni del secolo, l’argomento del dramma era tratto a volte dalla storia dell’immediato passato e a quanto pare produceva un profondo effetto sul pubblico. Nel 494 a.C. la città di Mileto, che guidava la rivolta dei greci d’Oriente contro i persiani, fu assediata e presa d’assalto dal nemico: gli uomini furono uccisi, le donne e i bambini fatti schiavi. Qualche anno dopo, il poeta Frinico drammatizzò il disastro in una tragedia intitolata La presa di Mileto. Le reazioni del pubblico sono così riferite da Erodoto (VI, 21):

Tutti gli spettatori scoppiarono in lacrime: [al poeta] fu inflitta una multa di mille dracme per aver ricordato loro le proprie disgrazie, e fu decretato che nessuno rappresentasse mai più quella tragedia.

Il motivo per cui per la prima volta fu proibita la rappresentazione di un dramma sarebbe stato dunque l’aver toccato troppo da vicino la coscienza del pubblico. Tra quelli pervenutici, invece, l’unico dramma che tratti un argomento di storia recente ha per argomento una vittoria greca. I Persiani di Eschilo, la più antica tragedia che abbiamo, celebrò nel 472 a.C. la disfatta dei persiani a Salamina, avvenuta otto anni prima. Il poeta stesso aveva combattuto nella battaglia accanto a molti degli spettatori; Pericle ne era il corego. Il



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