I Greci e i Romani ci salveranno dalla barbarie by Giusto Traina

I Greci e i Romani ci salveranno dalla barbarie by Giusto Traina

autore:Giusto Traina
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2023-03-15T00:00:00+00:00


Otto.

Sono fasci questi romani?

I Romani antichi erano razzisti fino all’inverosimile.

Benito Mussolini, discorso al Consiglio nazionale del PNF, 25 ottobre 1938

Tranquilli, non tutti i romani sono fascisti. A volte è solo qualunquismo populista, magari condito con un pizzico di goliardia. Come nel caso di Nerone, al secolo Sergio Giacomoni, un appassionato di rievocazione storica che nel 2021 si candidò alla carica di sindaco di Roma Capitale, rimediando 716 voti e un minimo di notorietà. Del resto, alcune sue proposte non erano irragionevoli, come quando dichiarò: «A questo modello [del diritto romano] ci siamo ispirati nel redigere il nostro programma per Roma. Se sarò sindaco nessun testo sarà più votato in Aula Giulio Cesare se prima non sarà stato letto ad alta voce integralmente. Gli onorevoli, anche quelli del Campidoglio, sono pagati apposta. Vedrete come si snellirà il burocratese!».

Certo, non tutti rimpiangono Nerone e gli altri imperatori. Nel tweet postato per il Natale di Roma del 2022, un altro candidato sindaco ha esaltato piuttosto la Roma repubblicana, richiamandosi a una tradizione che annovera pensatori come Machiavelli e Montesquieu: «L’ethos romano è una guida validissima per il mondo più duro che dobbiamo affrontare. Sentirsi eredi di questa radice dona una straordinaria forza morale». Come avrete capito, stiamo parlando di Carlo Calenda (che volete, ci stiamo affezionando), che nel suo ultimo libro ha scritto: «L’eredità ideale e materiale di Roma è ovunque intorno a noi. La Grecia classica è stata la patria della democrazia (degli antichi), della filosofia e dell’estetica. Roma ha lasciato invece un’eredità indelebile per ciò che concerne l’organizzazione dello stato, il diritto, la tecnica (fogne, ponti, urbanistica, terme e strade), l’oratoria, l’organizzazione militare e l’etica pubblica».

Il revival di Roma antica, con il lodevole richiamo ai suoi valori e alle sue conquiste non solo militari, è piuttosto recente. In passato, almeno in Italia, si era cercato di dimenticare l’ubriacatura ideologica del ventennio fascista, con una rilettura spesso ridicola del passato romano da parte dei corifei del regime mussoliniano, che rientravano in una più generale prospettiva di «fascistizzazione» del Paese. Un regio decreto del 18 marzo 1928 stabilì che i «libri di testo di storia, geografia, lettura, economia e diritto per le scuole elementari e per i corsi integrativi di avviamento professionale debbono rispondere, nell’àmbito dei programmi vigenti, alle esigenze storiche, politiche, giuridiche ed economiche affermatesi dal 28 ottobre 1922». La rivisitazione fascista della storia si riscontra a vari livelli, ma gli aspetti più evidenti sono rappresentati dalla ricerca universitaria e dalle varie forme di divulgazione storica.

L’uso e l’abuso della storia antica e dell’archeologia, che la propaganda fascista promosse con pompose e spesso ridicole idealizzazioni della romanità, sono ben noti e studiati. Ma l’esaltazione della missione civilizzatrice romana ha radici più antiche. In Italia, uno storico cattolico e antifascista come Gaetano De Sanctis distingueva l’imperialismo «cattivo», esercitato a danno dei greci, da quello «buono», che aveva l’obiettivo di colonizzare l’Occidente e soprattutto i selvaggi africani. Poco dopo, in una pubblicazione destinata alle scuole, il suo discepolo Piero Treves affermò più radicalmente: «A noi imperialismo suggerisce l’universale dominazione, l’asservimento livellatore di Roma».



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