I misteri del tempo. L'Universo dopo Einstein by Paul Davies

I misteri del tempo. L'Universo dopo Einstein by Paul Davies

autore:Paul Davies [Davies, Paul]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2021-06-08T22:00:00+00:00


posizione apparente dell'anello

Figura 6.1. Anello di Einstein. La luce proveniente da una stella distante può essere fatta convergere dalla gravità di un oggetto di grande massa interposto (una stella o una galassia), e appare a un osservatore come un anello di luce.

Oggi si conoscono infatti esempi di galassie distanti e di qso i cui raggi di luce sono incurvati da galassie più vicine, e che danno origine a immagini multiple, creando in alcuni casi un anello di Einstein parziale o totale. L'effetto di focalizzazione fa inoltre sembrare molto più brillante la sorgente luminosa lontana. L'effetto di lente gravitazionale può essere prodotto da qualsiasi oggetto, dalle galassie alle stelle nane, ai pianeti e persino agli asteroidi. Nel 1993 un gruppo di astronomi americani e australiani dell'Osservatorio di Mount Stromlo nel Nuovo Galles del Sud ha riferito l'osservazione di un insolito effetto di lente gravitazionale. Era provocato da un'invisibile stella nana che si trova nell'alone della nostra galassia e che è interposta tra la Terra e una stella normale nella Grande Nube di Magellano. Gli astronomi avevano visto la luminosità di questa stella aumentare per diversi giorni di seguito. Ipotizzarono inoltre l'esistenza di molte altre stelle invisibili nella nostra e in altre galassie, tutti corpi che contribuiscono alla massa della materia oscura dell'universo di cui si è trattato poc'anzi. Ogni tanto una stella invisibile si troverà a fare da lente gravitazionale per un qso molto debole e lontano, facendolo così apparire molto più brillante, e quindi molto più vicino a noi. Ciò potrebbe spiegare alcuni dei casi citati da Arp. Rimane ancora poco chiaro tuttavia se un tale effetto possa giustificare tutte le associazioni tra le galassie e i Qso, per non parlare dell'esistenza di «ponti» tra oggetti di differente red shift.

Mentre ancora infuria il dibattito su questi argomenti, continuano a saltar fuori altre stranezze, come la scoperta di nuovi oggetti che sembrano essere più vecchi dell'universo, oltre ad alcune curiose osservazioni che fanno pensare a una distribuzione periodica delle galassie su larga scala. Sono tutti elementi che sfidano apertamente la teoria ortodossa del Big Bang. L'accumularsi delle varie difficoltà ha spinto il fisico americano Eric Lerner a scrivere un libro dal provocatorio titolo The Big Bang Never Happened (Il Big Bang non c'è mai stato), pubblicato nel 1991. Qualche mese più tardi cobe ha scoperto le famose increspature, e improvvisamente la teoria del Big Bang si è ritrovata saldamente di nuovo in auge.

Che cosa sono mai pochi miliardi di anni tra amici?

Alla fine, cobe aveva rivelato le cruciali irregolarità primordiali necessarie per innescare la crescita degli ammassi galattici. Non c'è da meravigliarsi se in quell'occasione si stappò lo champagne. A mano a mano che i comunicati stampa della nasa rimbalzavano in tutto il mondo, i circuiti di posta elettronica ronzavano a causa delle richieste degli scienziati eccitati che volevano conoscere i dati tecnici. Gli indicatori chiave si trovavano nascosti in piccoli dettagli, cobe raccoglieva i suoi dati confrontando la temperatura della radiazione di differenti regioni dello spazio, costruendo così una mappa delle zone del cielo calde e fredde.



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