I miti greci (Italian Edition) by Robert Graves

I miti greci (Italian Edition) by Robert Graves

autore:Robert Graves [Graves, Robert]
La lingua: ita
Format: mobi, epub
editore: Longanesi
pubblicato: 2014-02-25T23:00:00+00:00


1 I Giochi in onore di Ere (Erei) si svolgevano il giorno precedente i Giochi Olimpici. Consistevano in una corsa a piedi riservata alle fanciulle, che in origine si contendevano la carica di grande sacerdotessa di Era (vedi 60 4), e la vincitrice, che reggeva il ramo di olivo come simbolo di pace e di fertilità, si identificava con la dea mangiando le carni della vacca sacra. Le Sedici Matrone probabilmente officiavano a turno come assistenti della grande sacerdotessa durante le sedici stagioni della quadriennale olimpiade. Ogni ruota del carro regale rappresentava l’anno solare e aveva quattro raggi, come la svastica. «Narceo» deriva senza dubbio da Atena Narcea («colei che paralizza»), una dea della Morte. Le matrone che organizzavano i Giochi Erei (e un tempo tali giochi implicavano sacrifici umani) si propiziavano il favore della dea con sangue di maiale e poi si purificavano in acqua corrente. I molti figli di Ippodamia attestano la forza della confederazione presieduta dalla dinastia dei Pelopidi. Tutti i loro nomi sono associati col Peloponneso o con l’istmo.

2 La leggenda di Alcatoo che uccide il figlio Callipoli sull altare di Apollo è stata probabilmente tratta da una raffigurazione di Alcatoo nell’atto di bruciare suo figlio sul rogo offrendolo come vittima al «primo fondatore», il dio della città Melicerta o Moloch, prima di accingerst a ricostruire Megara. Un re di Moab fece la stessa cosa (Giosuè VI 26). Inoltre Alcatoo, come Sansone e Davide, aveva ucciso un ieone in un combattimento rituale. La mitologia corinzia ha strette analogie con la mitologia palestinese (vedi 67 1).

3 Il mito di Crisippo ci è giunto soltanto nella versione più corrotta. Che egli fosse un bel ragazzo di Pisa esperto nell’arte di guidare il cocchio, rapito come Ganimede o come Pelope stesso (benché non salisse sino all’Olimpo), e ucciso infine da Ippodamia, ci permette di identificarlo con uno dei tanti sostituti regali che morivano travolti dal carro. Ma il suo mito divenne sempre più confuso perché si volle vedere in esso una giustificazione della pederastia tebana e della rivalità che si manifestava tra Tebe e Pisa nel corso dei Giochi Nemei. Ippodamia, «domatrice di cavalli», era un appellativo della dea-Luna. A Figalia una statua di tale dea, con la testa di giumenta, regge nella mano il pesce porco, sacro ai Pelopidi. Quattro dei figli e delle figlie di Pelope hanno nomi ippici.



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