I pittori italiani del Rinascimento (Italian Edition) by Bernard Berenson & E. Cecchi

I pittori italiani del Rinascimento (Italian Edition) by Bernard Berenson & E. Cecchi

autore:Bernard Berenson & E. Cecchi [Berenson, Bernard & Cecchi, E.]
La lingua: ita
Format: epub
Amazon: B0067K1FQA
editore: BUR
pubblicato: 2011-01-14T00:00:00+00:00


4 Ormai sembra probabile trattarsi di Francesco Traini.

VI

Con la morte dei Lorenzetti, la scuola Senese entrò in una decadenza da cui non riuscì più a sollevarsi. Ebbe ancora momenti che lasciavano sperare, ore di consunta bellezza, ma non più quel rifluire d’energie senza di che l’arte è condannata all’esaurimento. Il Barna, Bartolo di Eredi, Taddeo di Bartolo a volte rintracciano un raggio dello splendore martiniano o lorenzettiano. E Domenico di Bartolo tenta alla bell’e meglio di suscitare nuova vita, introducendo forme ed atteggiamenti che i grandi fiorentini avevano allora salvati dal caos e definitivamente fissati. Ma egli non sentiva il vero significato di coteste forme ed atteggiamenti, connessi ai valori tattili e di movimento; e i colleghi e concittadini ebbero buon gusto a preferire, alla sua rettorica eroica e al falso naturalismo, i modi irreali ma amabili d’una tradizione antica e venerata. Sempre attraente, il Sassetta visse e operò come se Firenze fosse lontana non quaranta miglia, ma quaranta milioni di miglia; e come se Masaccio e Donatello, Paolo Uccello e il Castagno non fossero ancora usciti dal limbo dei non nati. E ci letificò con molteplici opere di ricca bellezza decorativa, e con quella scena di splendore visionario ch’è « Lo Sposalizio del Serafico Francesco », al museo di Chantilly.

Ma sordamente, misteriosamente, le nuove immagini visive e il nuovo senso della bellezza, si fecero strada e penetrarono anche in Siena, malgrado quelle mura accigliate. E il vecchio gusto per la linea, per il lusso delle superfici e gli effetti rudimentalmente decorativi, si combinò ai nuovi ideali. Alla nuova maniera, dipinsero il Vecchietta, Francesco di Giorgio e Benvenuto di Giovanni; e a loro superiori: Matteo di Giovanni e Neroccio de’ Landi, i due principali maestri del Rinascimento senese. Matteo aveva un senso del movimento che l’avrebbe portato alla vera arte, se in lui fosse stato congiunto alla necessaria dottrina formale; difettandogli questa, Matteo riuscì una specie di Crivelli inferiore, con effetti lineari come duramente incisi in cuoio dorato o in vecchio ottone. Quanto a Neroccio, lo diremmo un Simone redivivo. La musicale linea di Simone, l’insaziabile, raffinatissimo senso della bellezza, quell’incanto e quell’eleganza, si ritrovano non diminuiti nelle tavole di Neroccio; e in esse è anche qualcosa che a molti di noi preme più: ideali ed emozioni più vicini ai nostri, più acute suggestioni di freschezza e di gioia.

S’era ormai tra la fine del quindicesimo e il principio del sedicesimo secolo, né Siena poteva più contentarsi dei pochi pittori locali. Furono chiamati maestri forestieri: Signorelli, Pinturicchio e il Perugino dall’Umbria, Fra Paolino da Firenze, il Sodoma dalla Lombardia; e poiché non c’erano forze paesane a far resistenza, da tutti questi influssi mescolati, nacque un singolare e grazioso eclettismo, salvato dalla pretensiosità ed eccentricità solite in tali movimenti, grazie a quel senso di bellezza e d’eleganza che, anche sull’ultimo, non mancò quasi mai alla pittura Senese.



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