I quattro giorni del pover'uomo by Georges Simenon

I quattro giorni del pover'uomo by Georges Simenon

autore:Georges Simenon [Simenon, Georges]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2017-07-12T16:00:00+00:00


II

«Siete voi, Ferdinand?»

Ferdinand Boussous passava tutta la giornata del lunedì e una parte del martedì alla Tipografia Centrale, vicino alla Borsa, a impaginare il giornale.

«Se non siete troppo occupato, capo, penso che fareste bene a venirmi a trovare. Io non posso muovermi.»

«Qualcosa di brutto?»

«Forse anche no. Si tratta di un piccolo fatto capitato in tipografia stamattina prima che io arrivassi. Dovreste cercare di fare un salto fin qui.»

«Avrete una mezz’ora per far colazione con me?»

«Se non si tratta che di mezz’ora, sì.»

Il giorno dell’impaginazione Boussous si accontentava quasi sempre di mangiare qualche panino in uno degli uffici della tipografia, a disposizione dei redattori e dei segretari di redazione.

François fu costretto a richiamare rue Presbourg, giacché aveva promesso a Viviane di andare a prenderla per il pranzo.

«Ci vedremo in serata, non so ancora quando. Hanno bisogno di me in tipografia.»

Raoul aspettava dietro a lui con una carta in mano.

«Cosa c’è?»

«Leggi.»

Era un trafiletto su certe perversioni sessuali di un grande industriale del Nord che ogni settimana passava due o tre giorni a Parigi.

«Si pubblica?» chiese Raoul.

«In una forma un po’ più vaga, senza iniziali. Può sempre servire. Sei occupato? Pranzi con me?»

«Ci sono ancora cinque persone da sistemare. Aspetta che metto in ordine gli articoli, così puoi darli a Boussous quando vai in tipografia. Ne ho altri due o tre sulla scrivania che possono servire da riempitivi.

«Ti vedrò nel pomeriggio?»

«È probabile. Se non sono qui, sai dove trovarmi.»

Raoul non se ne approfittava molto per il fatto che era suo fratello. Aveva anzi adottato nei confronti di François un atteggiamento molto deferente. Aveva incominciato per scherzo, e, quando c’era qualcuno, si era messo a chiamarlo capo. A poco a poco ci aveva fatto l’abitudine e, se ci metteva dell’ironia, era impossibile accorgersene.

In fondo, quel mestiere lo divertiva. Lui che amava tanto prendersela con gli uomini e scoprire nuove ragioni per disprezzarli, adesso poteva farlo dalla mattina alla sera e rimestare nel sudiciume a sazietà.

Quando era uscito il primo numero de La Cravacbe, aveva domandato dubbioso:

“Credi che ce ne saranno molti altri?”

Era un settimanale, e avevano festeggiato il centesimo numero il mese precedente.

Fra loro le cose andavano liscie. Non avevano mai avuto una sola vera discussione. Fra i due, probabilmente era Raoul quello più a suo agio, benché, ogni volta che guardava il fratello, avesse sempre l’aria di porsi una domanda.

Era accaduto inaspettatamente. Dopo la morte di Germaine, François non era restato che quattro giorni a Deauville, dove aveva deciso di ritornare ogni sabato, durante le vacanze, come i mariti, lasciando Bob alle cure della signora Fraigneau, l’albergatrice.

Tornando in rue Delambre, tutto solo, si era stupito di non vedere suo fratello e di non trovare sue notizie, tanto più che Raoul si era perfino disturbato ad accompagnarlo alla stazione. All’Hôtel de Rennes aveva saputo che il fratello era partito senza lasciare indirizzo.

“Pensate che abbia lasciato la città?”

“Tutto quello che vi posso dire è che è venuto a prendere i bagagli in tassi.”

Che fosse ripartito per le colonie? Non sembrava che ne avesse l’intenzione, ed era anche poco probabile che avesse deciso di relegarsi in provincia.



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