I segreti dell'indipendenza emotiva by Debora Conti

I segreti dell'indipendenza emotiva by Debora Conti

autore:Debora Conti [Conti, Debora]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


I «perché» paralizzanti

Questi «perché» sono carichi di emozioni che i bambini non provano così di frequente come noi. Sono associati per noi a delusioni, fallimenti, frustrazione, invidia, rabbia…

Sembrano domande che ci poniamo per renderci conto di ciò che non va ma senza una vera direzione in mente per cambiarlo.

Ci chiediamo: «Perché non ci riesco?» e rincariamo con «Perché lui ci riesce e io no?» Capita qualcosa e facciamo i fatalisti («Perché sono così sfortunato?») o i tragici («Perché l’unico zimbello del gruppo devo sempre essere io?») o i pessimisti («Perché da un anno fallisco ogni colloquio?») o quelli che se la cercano («Perché devo agitarmi così tanto davanti a quella persona?»).

A volte pensiamo che chiederci il perché e riconoscere il nostro problema basti per sperare in un cambiamento. Ahimè, non basta affatto. Ci paralizza, nel senso che non ci prospetta alcuna soluzione e nessuna direzione da prendere. Questi sono i «perché» da cancellare dal nostro Dialogo Interno. Fanno parte di quella radio di cui ti parlavo prima, da spegnere immediatamente.

Nei prossimi giorni, osservati e osserva le persone intorno a te: che tipo di «perché» usi? E quelli che ti circondano? Le persone con cui vivi? Quelle con cui passi la giornata lavorativa?

Nota come ti parli e correggiti, ricordati di quel gallo che canta sempre al sorgere del sole e non se ne dimentica mai. Fai come lui, se senti un «perché» paralizzante, spegnilo nella mente o nelle parole. Correggiti, ristruttura. Di’ qualcosa come: «Be’, alla fine non è vero, non sono sempre lo zimbello del gruppo/anche io ci riesco a volte, e quando riesco, riesco bene/non mi agito sempre, infatti l’altro giorno…»

La formula per ristrutturare quando ti accorgi di avere appena usato un «perché» paralizzante su di te è quindi qualcosa come: «Be’, alla fine non è vero perché…» A CUI AGGIUNGI quella volta in cui ce l’hai fatta o una caratteristica che ti contraddistingue e ti rende così fortunato o speciale.

Se, invece, ti capita di sentire questi «perché» pronunciati da altri, puoi limitarti a notarlo nella tua mente, oppure – se tieni particolarmente a loro – potresti intervenire senza farti scoprire ristrutturando tu per loro.

«Ma come? Io so che hai già fatto questo e quello…»

«Non fare il modesto, so che tu puoi anche…»

«Ma smettila, sei sempre tu quello a cui tutti chiedono un consiglio!»



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