I signori del cibo. Viaggio nell'industria alimentare che sta distruggendo il pianeta by Liberti Stefano

I signori del cibo. Viaggio nell'industria alimentare che sta distruggendo il pianeta by Liberti Stefano

autore:Liberti Stefano [Stefano, Liberti]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Business & Economics, Industries, Food Industry, Language Arts & Disciplines, Journalism
ISBN: 9788875217709
Google: _OVeDwAAQBAJ
editore: minimum fax
pubblicato: 2016-09-22T05:06:37+00:00


Il casinò di Chicago

Per andare dal serbatoio-fortezza della Cargill in Amazzonia agli allevamenti intensivi di maiali cinesi, la soia non deve solo solcare due oceani e attraversare il canale di Panama. Deve anche fare una fermata almeno virtuale sulle rive del lago Michigan, nel grattacielo che ospita la sede del Chicago Board of Trade. È in questo imponente edificio, in cima al quale campeggia la statua di Cerere, dea delle messi, che si stabilisce il prezzo di vendita delle principali materie prime alimentari – il grano, il mais, il riso e, ovviamente, la soia. È qui che si definisce il valore a cui il legume bianco è scambiato sui mercati internazionali.

Fondata nel 1848 quando la windy town era il centro nevralgico del commercio fisico di granaglie e di quell’industria della carne così magistralmente descritta dal libro-reportage di Upton Sinclair The Jungle, questa grande piazza di scambio è nata per regolamentare un mercato troppo volatile, in cui i prezzi variavano eccessivamente a seconda delle stagioni: crollavano al tempo del raccolto quando c’era abbondanza e salivano progressivamente man mano che c’era scarsità. Per questo si è pensato di creare il meccanismo dei futures, contratti di acquisto e vendita procrastinati nel tempo in cui l’acquirente e il venditore si mettono d’accordo su un determinato prezzo di lì a qualche mese proprio per proteggersi da futuri mutamenti del mercato.

Al meccanismo partecipano sia i cosiddetti hedgers, gli operatori del settore che usano effettivamente la Borsa per salvaguardarsi da fluttuazioni esagerate dei prezzi, sia gli speculatori, quelli cioè che scommettono su tali fluttuazioni per garantirsi qualche profitto comprando e vendendo. Questa convivenza ha funzionato abbastanza bene fino all’inizio degli anni 2000, con gli speculatori che immettevano nel mercato quella liquidità di cui esso aveva bisogno per garantire la protezione agli operatori fisici del mercato. C’era un legame diretto tra il valore del prodotto nel mercato fisico e quello in Borsa: gli speculatori, che conoscevano le variabili dei vari raccolti a livello mondiale, si muovevano seguendo le loro conoscenze e il loro istinto. Così, la Borsa svolgeva una funzione di regolamentazione.

Ma il sistema è imploso a partire dal 2007, quando il valore dei prodotti alimentari di base ha cominciato a salire in modo forsennato: nel giro di pochi mesi, il prezzo del grano è cresciuto del 136%, quello del riso del 217%, quello della soia del 107%. Una situazione che si è verificata di nuovo appena tre anni dopo. In entrambi i casi, gli effetti sono stati devastanti: mentre i prezzi degli alimenti salivano lungo la catena di approvvigionamento, in tutto il Sud del mondo migliaia di persone si ritrovavano prive di mezzi di sostentamento. Molti governi sono corsi ai ripari, imponendo il blocco delle esportazioni. Altri hanno calmierato i prezzi. Ma non sempre sono riusciti a contenere la rabbia delle proprie popolazioni affamate: le rivoluzioni delle primavere arabe che dalla Tunisia hanno travolto parte della regione sono state causate in buona parte anche da quello. I primi manifestanti a Tunisi nel gennaio del 2011, che avrebbero portato al rovesciamento del dittatore Ben Ali, sono scesi in piazza brandendo baguette.



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