icerbox Bnalumi Bianco by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

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Non ricordavo che il bianco fosse così accecante. Non ricordavo il freddo così tagliente, il silenzio così ingombrante.

Sento il ritmo del mio fiato già in affanno: salire le scale fino alla cupola, gonfia di abiti con il volume dello zaino è stata un’impresa.

Vedo il corpo di Davide davanti a me, seguo le sue impronte, seguo la nuvola di nebbia ghiacciata che lascia il suo respiro.

Dobbiamo indossare gli occhiali da sole, oltre questo cielo d’acciaio deve esserci luce, altrimenti il bianco non sarebbe tanto violento, così mi ha spiegato Davide.

Lasciamo il supermercato alle nostre spalle e, prima di proseguire, leghiamo a un lampione il primo pezzo di stoffa.

Non voglio pensare al freddo, non devo pensare al mio corpo, devo concentrarmi su quello che vedo, sul percorso, e provare a identificare un edificio o qualche segnale di vita: luci, fumo dai comignoli.

Davide ha cercato di insegnarmi a focalizzare la mia mente sull’obiettivo della nostra uscita.

– Come sai tutte queste cose? – gli ho chiesto la notte prima, mentre davanti a un camino tiepido ascoltavo le sue istruzioni.

– Sono un pompiere, il mio compito è salvare vite e insegnare ai miei compagni come farlo.

E, per la prima volta, un’emozione è scesa a lucidare i suoi occhi scuri; io l’ho vista, l’ho captata nonostante lui abbia velocemente voltato lo sguardo altrove.

– Non deve essere un lavoro facile… – ho detto cercando di rompere l’imbarazzo.

– Infatti, non lo è, soprattutto perché non è un lavoro. Assomiglia più a una missione.

– Capisco… – ho buttato lì.

Lui ha sorriso. – Adesso sarà meglio dormire un po’… –. E ha chiuso il discorso andando a sistemarsi al suo posto, sul divano.

E, in quella notte di veglia, di attesa, ho ricordato il momento in cui è apparso a casa mia, alla sua incrollabile sicurezza, al suo volermi, volerci, proteggere.

– Isa, sta lontana da quel cornicione… c’è un blocco di neve ghiacciata che sporge in bilico!

Eccolo che mi avvisa, mi aiuta, come sempre.

Gli faccio segno di aver capito, alzando il pollice della mano destra, mentre mi sposto al centro di quella che dovrebbe essere la strada: ho un buon ricordo della zona, delle case, anche se adesso tutto mi appare diverso.

Non ci sono tracce sul terreno bianco, non ci sono segni di impronte, di passi: è tutto immacolato e puro. E tremendamente freddo.

– Bene, fino a qui è stato semplice, ora dobbiamo scegliere… –. Davide si è fermato e si è voltato a parlarmi.

Lancio lo sguardo oltre le sue spalle: davanti a noi si apre un bivio, ma a destra alcuni tronchi piegati e caduti chiudono completamente la via, a sinistra, invece, un camion rovesciato si è preso tutto lo spazio.

– Cosa facciamo? – chiedo attraverso il tessuto della sciarpa che copre quasi tutto il mio viso.

– Come prima cosa, leghiamo la corda a questo palo…

– Ok – dico lasciandogli prendere la cima della fune chiusa ancora nello zaino sulle mie spalle.

– Lasciamo anche la prima bottiglia. Che dici, qui potrebbe andare bene?

– Sì – rispondo io, cercando di sistemarla

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