icerbox Coker scontro by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

La via cinese

Quando Xi Jinping guarda agli Stati Uniti e all’Europa, vede un significativo declino del potere occidentale. Ai funzionari cinesi piace pensare che l’Occidente sia in una fase di declino terminale, al contrario della Cina, che è ovviamente in ascesa. Gli Stati Uniti potranno anche essere in grado di raddoppiare il proprio reddito nazionale ogni trent’anni, ma la Cina lo raddoppia ogni dieci. L’obiettivo dichiarato è quello di raggiungere un PIL pro capite di 30.000 dollari entro il 2049, quando il regime celebrerà i cento anni al potere. A quel punto, se l’obiettivo sarà stato raggiunto, la quota del PIL globale prodotta dalla Cina sarà 1,5 volte quella attualmente prodotta dagli Stati Uniti.

Se siete il presidente degli Stati Uniti, probabilmente vedete le cose in maniera diversa. Gli Stati Uniti manterranno il primato mondiale ancora per un bel po’. Trump continua ad avere una serie di invidiabili assi nella manica: l’esercito più potente del mondo, la valuta di riserva mondiale e la migliore posizione geopolitica che si possa immaginare (gli Stati Uniti si trovano nel quartiere più sicuro del mondo, anche senza il muro con il Messico). Tra trent’anni avranno la popolazione più giovane di tutte le economie sviluppate e sono già quasi autosufficienti in termini energetici. Possiedono le industrie più competitive nel settore dell’alta tecnologia e continuano ad attirare gli immigrati più dotati del mondo. Insomma, dal punto di vista dell’inquilino della Casa Bianca, la situazione potrebbe non apparire così tragica.

Tuttavia, l’ascesa della Cina è l’argomento sulla bocca di tutti, e il segreto del suo successo riguarda molto da vicino l’argomento di questo libro: la cultura. Uno dei problemi dei dibattiti contemporanei è che la maggior parte dei commentatori ha un orizzonte storico limitatissimo. Ricordate quando il Giappone era la seconda potenza economica al mondo? Ma la fortuna del Giappone non è certo iniziata nel secondo dopoguerra. Alla fine del XVIII secolo aveva superato la Cina e l’India in termini di ricchezza pro capite. Un secolo più tardi, la modernizzazione del paese mise il turbo alla sua crescita economica. Nel 1941 era una delle prime cinque economie del mondo, con industrie all’avanguardia in settori come l’automobilistico e l’aeronautico. La Cina non era da meno: alla fine del XVIII secolo rappresentava il 37 per cento della produzione economica mondiale192. In entrambi i casi, scrive Lucian Pye, la cultura ha chiaramente svolto un ruolo centrale. Non furono le persone a cambiare in quel periodo, né le loro opinioni; ciò che cambiò fu il contesto storico in cui si trovavano i due paesi. Non è necessario adottare un approccio teleologico alla storia. Anzi, faremmo bene a lasciar perdere qualunque pretesa che la storia abbia una “forma” particolare. Ma questo non ci deve impedire di riconoscere l’importanza della cultura. Nel caso della Cina, abbiamo a che fare con una civiltà che non solo è la più antica del pianeta, tra quelle sopravvissute, ma anche quella più culturalmente autosufficiente. Non sorprende, dunque, che oggi la Cina rivendichi il suo status di Stato-civiltà, quanto il fatto che abbia aspettato così tanto per reclamare questo titolo.

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