icerbox Fellowes Mitford4 by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

32.

I minuti erano trascorsi rapidamente e Louisa doveva vedere la signora Fowler prima che Lady Redesdale si destasse. Guy aveva raccomandato che qualcuno le parlasse al più presto, nelle prime ore cruciali in cui le si sarebbe ravvivato il ricordo della notte precedente. Inoltre l’arma dell’aggressione non era stata ancora trovata. Così, anche se aveva lo stomaco vuoto e la fame le dava quasi la nausea, Louisa decise di resistere ancora per un poco.

Ritornata sul ponte B ne ripercorse il corridoio, che ormai le era familiare come la casa dell’infanzia. Tale impressione era accentuata dal fatto che tutti i corridoi della nave erano pressoché identici, chilometri e chilometri di moquette scura a disegni rossi, prospettive di pareti color crema con porte e lampadari disposti a intervalli regolari. Per la leggera vertigine causata dalla fame, ebbe la sensazione di essere immersa in un incubo e subito prima di arrivare alla porta della cabina B17 provò una stretta claustrofobica al petto. Salutò con un cenno della testa il cameriere di guardia alla porta, poi bussò gentilmente ed entrò. Il salotto era deserto. Nonostante tutte le luci ancora accese, era in penombra a causa delle tende accostate che lasciavano filtrare un raggio di sole da uno stretto spiraglio. Per istinto domestico o di altra natura, Louisa decise di spegnere le luci e di aprire le tende, senza alcuna intenzione di rassettare la stanza. Nel silenzio assoluto della cabina, si domandò se annunciare la propria presenza, poi decise di lasciar dormire la signora Fowler ancora un poco, se stava riposando. Chiunque fosse con lei sapeva senz’altro che l’accesso alla suite era consentito soltanto alle persone autorizzate. Nell’aprire le tende fu accecata per un momento dall’improvviso splendore del sole del Mediterraneo e chiuse gli occhi. Quando li riaprì rimase abbagliata ancora per qualche istante da lampi di luce danzanti, poi vide qualcosa che le mozzò il fiato.

Sulla piccola balconata dalla strana forma spigolosa, quasi interamente occupata da un tavolo e due sedie in ferro battuto simili ai mobili che si vedevano comunemente nei modesti giardini rurali, era incastrato, nell’angolo dietro una sedia, un mazzuolo in legno, macchiato inequivocabilmente di sangue. Lanciandosi un’occhiata alle spalle, Louisa uscì e raccolse il mazzuolo, prendendolo prudentemente per il lungo manico. Non poteva lasciarlo sulla balconata, con il rischio che la pioggia dilavasse il sangue e distruggesse le prove. Era un miracolo che il mare fosse rimasto calmo durante la notte. Come poteva mai essere finito nell’angolo? Forse l’aggressore aveva tentato di lanciarlo fuori bordo e al buio non si era accorto di avere fallito, oppure l’aveva collocato appositamente dietro la sedia, dove sarebbe stato difficile, ma non impossibile, trovarlo. Al momento non se ne capiva la ragione, però era una possibilità da verificare.

Giacché non poteva nasconderlo in tasca e neppure tenerlo visibilmente in mano, Louisa guardò attorno e decise di occultare il mazzuolo nell’armadietto dei liquori, il più adatto perché munito di serratura. Dopo averlo chiuso, intascò la chiave, con il proposito di consegnarla a Guy al più presto possibile.

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