icerbox Ferrara Mediterraneo by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

Statua di Dragut Rais ad Istambul

Di quale immane tragedia si sia trattato emerge con tutta evidenza da una lettera del Viceré e Capitano Generale di Sicilia, don Juan de Vega, in cui scriveva: «poi de havere partito l’armata turchesca et francesa da la Pantelleria restaro in quella l’isola da cinquecento anime cristiani de la propia terra che se haviano ascondito per la isola et secondo la relacioni di quelle che si mandò per reconoscorle et retornò si moriano quasi di fame et patiano gran necessita». Da qui l’invio urgente di un primo aiuto di 150 salme di frumento, prelevate da Marsala, Mazara e Trapani.

Cento e cento le storie di vite spezzate da quella mareggiata corsara e tutte lacrimevoli. Una più di tutte. Quella di due giovani promessi sposi, Luisa Sormani e Giorgio Falcone. Qui il destino fu veramente crudele e beffardo.

Luisa, che si dice fosse bellissima e molto avvenente, era figlia di Giovani Sormani da Pantelleria, quest’ultimo forse discendente da un milite lombardo di guarnigione nel castello a mare [c’erano diversi lombardi lì di stanza qualche secolo prima]. Già molti anni prima era stata promessa a Giorgio Falcone, un giovane siciliano, e quando quest’ultimo, stava venendo dalla Sicilia a Pantelleria appunto per sposarla, era stato fatto prigioniero da una nave di pirati moreschi e, tratto in catene, venduto come schiavo.

Sedici anni era durata quell’infame condizione di schiavo e solo la forza dell’amore per Luisa lo aveva tenuto in vita. Alla fine Giorgio era stato riscattato dai frati mercedari dell’Ordine della Beatae Mariae Virginis de Mercede e subito, appena libero, era partito alla volta di Pantelleria per coronare finalmente il suo sogno d’amore con Luisa. Era giunto nell’isola tre giorni prima del fatale arrivo di Dragut.

I due innamorati erano intenti nei preparativi delle nozze tante agognate, quando arrivarono i corsari saraceni e fu la fine dei loro sogni. A nulla valsero le lacrime e le suppliche, quelle belve umane scatenate sembrava non avessero cuore. Così Luisa e Giorgio furono presi, incatenati e incolonnati nella lunga teoria di prigionieri, che venivano portati a bordo delle navi. Di Giorgio Falcone non si seppe mai più nulla, della bella Luisa si sa soltanto che morì in prigionia. Una leggenda vuole [ma forse è la verità storica] che la donna si sia lasciata morire per non soggiacere alle brame del suo padrone moro.

Dall’alto del ponte di comando della sua nave ammiraglia, Dragut dovette osservare compiaciuto, com’era suo costume, il saccheggio dell’isola di Pantelleria da parte delle sue orde, non immaginando che proprio un’isola, la vicina Malta, di lì a qualche anno gli sarebbe stata fatale. A Malta avrebbe pagato il fio di tutte le atrocità commesse, trafitto da uno scheggione di roccia, colpita da un cannone, durante un assalto alla fortezza di Sant’Elmo.

Il terribile episodio dell’incursione di Dragut restò tanto impresso nella memoria degli abitanti di Pantelleria, che per generazioni se ne tramandò l’orrorifico racconto. Trecento anni dopo, esso diede lo spunto ad un maestro elementare pantesco, Domenico Pianaroli, per l’ispirazione di una tragedia in versi, che fu pubblicata a stampa nel 1867 con il titolo La distruzione di Cossyra.

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