icerbox Keel cane by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

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Cattive notizie

«Buon compleanno, Barby!». In cucina mi attendeva un mare di volti sorridenti. Scoppiai a ridere. La stanza era invasa dai palloncini e, appeso ai pensili, c’era anche un festone.

«Non posso dire di essere sbalordita… È da un’ora che complottate e preparate sandwich!».

«Vieni a sederti qua, vecchietta. Goditi il tuo tè di compleanno. Ci siamo presi una pausa per festeggiarti, non fare la scorbutica», mi redarguì bonariamente Diane, sorridendo.

C’era tutta la banda: Diane, Harry, Dan e parecchi volontari.

«Non ho mica detto che non lo apprezzo!», ribattei. «Però è la mia festa, e faccio la scorbutica quanto mi pare! Ovviamente sto scherzando… Grazie a tutti, siete stati carinissimi», dissi, osservando l’enorme quantità di cibo che avevo davanti. C’erano tramezzini, patatine, insalate e, al centro della tavola, una ciotola per cani piena di prosciutto.

«Ma che carini, avete pensato anche a Gabby!», esclamai, portandomi la mano sul cuore. Ero profondamente commossa. «Dov’è la mia ospite d’onore? Ah, eccola qui…». Mi stava gironzolando intorno ai piedi, così mi chinai per prenderla in braccio.

«Le abbiamo comprato anche un cappellino di carta», rise Dan. Era vero. In un angolo c’era una pila di cappellini blu e rosa per chi voleva indossarli, e accanto alla ciotola di Gabby ce n’era uno rosa. Scoppiai a ridere.

«Adesso siediti. Ti riempio la tazza. Quanti anni compi, eh?», mi sfotté Diane, mentre vagava per la cucina in cerca delle tazze e del vasetto di ceramica in cui tenevo le bustine di tè.

«Non lo dico a nessuno. La mia età riguarda solo me e il buon Dio. Insomma… Non si chiede l’età a una signora!», risposi, fingendomi offesa. Non me ne importava niente di tenere nascosta la mia età. Non ero mica l’unica a invecchiare. Gli anni volavano e di solito non lo festeggiavo nemmeno il mio compleanno.

D’un tratto notai il bellissimo mazzo di fiori posato da una parte.

«Ma sono magnifici», esclamai, annusandoli. Non ero mai stata brava a distinguere le diverse varietà floreali, però erano davvero deliziosi.

Sistemai Gabby su una sedia e le misi il cappellino. Era buffissima. Si levò una risata generale. Gabby non si offese, anzi, prese a colpirmi la mano con il muso, per farmi capire che voleva essere accarezzata, e il cappellino le scivolò da una parte, sollevando uno scroscio di risa ancora più forte.

Ma il meglio doveva ancora arrivare, perché la cagnetta con il cappellino storto, dopo essersi pappata tutte le leccornie che aveva davanti, saltò giù dalla tavola e corse incontro a Fran e al suo cane Beany, appena entrati.

«Mi sono perso qualcosa?», domandò Fran, prendendo un involtino vegano.

Gabby balzò verso il piccolo chihuahua e cominciò a giocarci come se lo conoscesse da sempre. Io rimasi letteralmente a bocca aperta.

«Alla fine ce l’hai fatta, Barby», commentò qualcuno e io riuscii solo ad annuire. Era un momento molto speciale, ero come una mamma orgogliosa della propria bambina.

Sulla cucina calò un attimo di silenzio mentre gli invitati metabolizzavano l’ultimo passo avanti compiuto dall’adorabile Gabby, ma il chiacchiericcio e i pettegolezzi ricominciarono nel giro di pochi secondi. Io invece non riuscivo a togliere gli occhi dai cani.

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