icerbox Landolfi meno by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

Ma il colpo più duro ci viene dallo studio, da quella nuda camera in cui ancora stagna il fumo freddo e quasi rappreso delle nostre innumerevoli sigarette; studio, infatti, abbiamo convenuto di chiamarlo, tanto per pagarci un’illusione.

Partimmo in fretta (o non saremmo mai partiti), lasciando tutto al suo precario posto: ritroviamo dunque, sul tavolo, quali più visibili oggetti, la fila di bocchini con filtro cui solevamo chiedere tregua ai nostri veleni; e, avvicinandoci, le penne, due o tre pel caso che una ci tradisse nel caldo dell’ispirazione; il libriccino degli appunti, ove segnate idee repentine, geniali; la bottiglia dimezzata del cognac, alla quale per contro chiedevamo veleno.

C’è, pure, dell’altro: nel mezzo dello scrittoio, un fascio di fogli bianchi. Sul primo si legge: «Di morte in vita, di silenzio in voce»... e nient’altro. Che vuol dir ciò? È un verso, naturalmente, e neppure brutto; ma a cosa si riferisce? cosa è che poteva, tre mesi fa, ridurci di morte in vita e di silenzio in voce? Una donna, si direbbe: ma chi, e dove è finita nel frattempo? Una donna simile a quella che l’Indiano del bagno fissava aguzzando le ciglia, e ora sdegna. Accanto ai fogli, poi, un libro chiuso, evidentemente la nostra ultima lettura qui. Il libro d’una odierna poetessa: ansioso, rattratto, ovvero sciolto d’un subito in versi melodiosi, innocenti (non sempre d’impeccabile fattura); pieno, tutto sommato, di vita e anche di poesia, sebbene torte e cieche, quali sciagurate, confesse prigioniere di una disperazione o di una impossibilità d’origine... Strano: aprendo a caso questo libro, la prima parola che ci salta agli occhi è «Voce». Orsù, anche costei colla voce! Pare proprio che ognuno di noi lo sappia: tanti interminabili discorsi non giungono però a manifestare alcunché di quanto importa.

A proposito, pochi forse ci hanno fatto caso, ma le prese della luce sono in realtà volti; volti senza naso e bocca, in compenso con un paio d’occhi terribili; terribili, si intende, non perché animosi o maligni, ma al contrario perché pazienti. Ci guardano dal muro, codeste prese, levando codesti occhi per meglio affigurarci, e aspettano con pazienza; hanno quasi l’aria di dire: «Guardiamo un po’ cosa farai».

Eh, cosa dovremmo fare, come è soltanto concepibile che qualcuno di noi possa fare qualcosa in questo mondo! Batteremo i denti nel deserto e soffocheremo nel gelo, ecco cosa.

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