icerbox Lindgren Cuordileone by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

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Non avevo mai conosciuto una persona veramente crudele, prima di vedere Tengil di Karmanjaka.

Arrivò sul Fiume dei Fiumi Ultramillenari nel suo vascello d’oro, e io ero lì ad aspettare insieme con Mattia.

Mi aveva mandato Jonatan. Voleva che vedessi Tengil.

«Così capirai meglio perché la gente di questa valle fatica, soffre la fame e muore con un solo pensiero e un solo sogno: di poter rivedere la sua valle di nuovo libera».

In alto, sul Monte delle Montagne Ultramillenarie, Tengil aveva il suo castello, dove abitava. Viveva là e solo di quando in quando attraversava il fiume fino alla Valle delle Rose per intimorire la popolazione, perché nessuno dimenticasse chi era o cominciasse a sognare troppo la libertà. Così diceva Jonatan.

Da principio non riuscivo a distinguere quasi nulla perché c’erano tanti soldati di Tengil davanti a me. File e file di soldati per proteggere Tengil nella Valle delle Rose. Aveva paura, credo, che qualche freccia arrivasse sibilando da un angolo nascosto.

I tiranni hanno sempre paura, aveva detto Jonatan, e Tengil era il peggiore di tutti i tiranni.

Da principio non vedevamo nulla, né io né Mattia, ma poi trovai il sistema. I soldati di Tengil se ne stavano lì ben piantati a gambe divaricate e pieni di boria. Allora mi sdraiai ventre a terra dietro uno che stava con le gambe ancora più larghe degli altri così che potei vederci benissimo attraverso. Ma non riuscii a farlo fare a Mattia.

«L’importante è che ci riesca tu» disse Mattia, «in modo da non dimenticare mai più quello che vedrai stasera».

E vidi: una grande e splendida nave d’oro che si avvicinava sul fiume, con uomini vestiti di nero ai remi. I remi erano tanti, più di quelli che riuscissi a contare, e le loro pale luccicavano al sole ogni volta che uscivano dall’acqua. I rematori facevano fatica, perché forti correnti contrarie frenavano e respingevano il vascello. Era forse il risucchio di qualche cascata dall’altra parte del fiume, perché ne sentivo in lontananza il fragore.

«È la Cascata di Karm, quella che senti» disse Mattia quando glielo chiesi. «Il Canto della Cascata di Karm è la ninnananna della Valle delle Rose che i bambini ascoltano quando è l’ora di dormire».

Pensai ai bambini della Valle delle Rose. Un tempo avevano corso, giocato e si erano tuffati sulla riva e dentro il fiume. Ora non più. Per colpa del muro, di quell’orribile muro che chiudeva ogni cosa. Lungo tutta la sua enorme lunghezza aveva solo due porte. Quella attraverso la quale ero passato io, chiamata la Porta Grande, e questa sul fiume, con il molo davanti, dove adesso era attraccato il vascello di Tengil. La Porta era stata aperta per Tengil e, attraverso la volta e fra le gambe del soldato, vidi la passerella e, davanti a quella, lo stallone nero di Tengil in attesa: un bel cavallo con sella e redini splendenti d’oro. E guardai Tengil avanzare, montare in sella e cavalcare attraverso la porta. Improvvisamente me lo trovai vicino e vidi il suo volto feroce, i suoi occhi spietati. Crudele come un serpente, aveva detto Jonatan, e così era il suo aspetto: crudele e sanguinario.

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