icerbox Sanchez limone by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

Julián

Un gradevole profumo di caffè mi distrasse dai miei pensieri e spostai lo sguardo dalle vetrate che davano sul giardino. Qualcuno aveva messo una tazzina sul tavolo davanti a me. Mi chiesi se fosse decaffeinato, anche se ero in grado di sopportare ancora un po’ di nervosismo fino all’ora del riposino. Era una mattinata fresca e tutti noi che eravamo in sala da pranzo avevamo qualcosa sulle spalle. Dallo schienale della sedia presi un maglione che a breve avrei messo via per sostituirlo con la giacca chiara estiva. Se fossi stato giovane l’avrei già indossata, ma alla mia età il freddo – per quanto sia leggero – e le correnti d’aria sono armi letali.

Non avrei mai immaginato di provare così tanta nostalgia della sua compagnia. Sandra se n’era andata, Elfe e il Macellaio di Mauthausen erano restati. Mi era rimasto il peggio. Ma doveva essere così. Io non ero andato fino a Dianium per essere felice. Non sapevo essere felice e non avrei imparato a esserlo adesso, quando ormai non potevo più offrire la mia felicità a Raquel. Avrei provato disgusto per me stesso se ora, alla fine di tutto, dopo la mia giovinezza e dopo mia moglie, dopo tutta una vita, fossi riuscito a sentirmi in pace come gli altri del giardino e a godermi il sole. Sarebbe stato come tradire tutta la sofferenza passata. Anche se dovevo riconoscere che in alcuni momenti mi lasciavo trasportare, chiudevo gli occhi come i miei compagni e sognavo. E non sempre erano incubi reali e orribili, ma sogni pieni di significati occulti, messaggi indecifrabili legati a Raquel e a Salva. Cosa volevano dirmi? Mi ero sempre considerato meno intelligente di loro. Non ero riuscito a far sì che l’amore mi rendesse forte quanto Raquel, né il rancore sicuro e determinato quanto Salva. Mi ero lasciato plasmare dagli andirivieni della vita.

Indubbiamente il caffè mi aveva svegliato, perché sentivo di essere mentalmente agile, pieno di voglia di pensare e di fare qualcosa, non come i miei compagni che si sforzavano di essere più felici che in tutta la loro vita passata, godendosi gli ultimi giorni, l’ultimo caldo, l’ultima passeggiata, l’ultima conversazione, cercando di trarre tutto il profitto possibile dall’ultima parte della loro esistenza.

James il Falegname mi esortò a mettermi un cappello e a fare una passeggiata in campagna con lui, perché quando fosse arrivato il caldo vero sarebbe stato assolutamente impossibile. James era irlandese e da giovane aveva fatto il falegname nel suo paese, finché non era diventato musicista di strada a Dublino. I suoi figli vivevano uno in Australia e l’altro in Canada, il più lontano possibile da lui. Un’estate era venuto a esibirsi sulle spiagge di Dianium e ci era rimasto. Sul suo corpo portava segni del fatto che da giovane era stato straordinariamente giovane: tatuaggi, capelli lunghi, gilet di pelle sul torso nudo, anelli d’argento grezzo. E faccia di chi si era drogato e aveva fatto l’amore selvaggiamente.

Già dalle prime ore del mattino girava in maniche di camicia, mostrando questo o quel tatuaggio.

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