icerbox Sloterdijk Ira by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

COMINTERN: LA BANCA MONDIALE DELL’IRA E LE BANCHE POPOLARI FASCISTE DELL’IRA

Le seguenti riflessioni sull’introduzione di una banca dell’ira operante a livello globale acquistano consistenza sullo sfondo di una fenomenologia generale delle tesaurizzazioni e del loro trasferimento entro processi regionali di capitale. Cosa significhi qui «tesaurizzazione» appare empiricamente come effetto di comunicazioni che conferiscono una forma al rispettivo fundus con gli strumenti dell’organizzazione. Il momento critico di questi passaggi sta di volta in volta nella trasformazione di un quantum di energia e di valore accumulato in una grandezza suscettibile di investimento che si deve dedicare ai compiti di autoriproduzione allargata.

Per quanto riguarda la tesaurizzazione dell’ira nei principali paesi a economia capitalistica, si comprende da sé come mai, durante la seconda metà del XIX secolo, fosse la liaison cronica tra miseria economica e repressione politica nelle grandi «masse» dei popoli inclusi all’interno del capitalismo a fornire la materia prima abbondantemente fluente di ira e ribellione. Questi impulsi di dissidenza, amorfi e debolmente articolati, si trovarono dapprima in mano ai loro possessori isolati, dove rimasero in uno stato identico all’incoscienza, finché non furono colti da organizzazioni interessate, riuniti e resi capitale d’impresa di una politica d’opposizione progressiva basata sull’ira.

A questo livello di riflessioni si capisce con chiarezza come le associazioni politiche e i partiti della vecchia sinistra dovessero assumere il ruolo di punti di raccolta della dissidenza. Questa definizione registra come l’organizzazione del thymós degli sfavoriti sia parte della funzione dei partiti di sinistra. Essi conferiscono forma pragmatica, mediale e politica alla liaison tra patrimonio d’ira e richiesta di dignità. La loro base di attività è la promessa di distribuire ai loro clienti una rendita timotica sotto forma di autostima superiore e di ampliata potenza sul futuro, a condizione che essi rinuncino all’azione momentanea della loro ira. I profitti si raggiungono attraverso le operazioni politiche delle banche dell’ira, per mezzo delle quali i partiti aumentano, tanto sul piano materiale quanto su quello simbolico, la libertà d’azione esistenziale dei loro membri. Poiché gli istituti di raccolta perseguono delle strategie differenti di impiego dell’ira, è chiaro innanzitutto in che modo le banche di sinistra lavorino con i depositi loro affidati.

Nell’ultimo trentennio del XIX secolo, in effetti, si sono palesemente cristallizzati almeno tre stili di amministrazione dell’ira e della protesta, distinguibili l’uno dall’altro in modo inequivocabile – quello anarchico-terrorista, quello comunista-centralistico e quello socialdemocratico-riformistico (e sindacalistico) –, «stili» o procedure che si presentano per natura in innumerevoli stipulazioni di compromessi, in cui la mescolanza con forme di raccolta di destra provvede a creare ulteriori complicazioni. Per tutte e tre le procedure era evidente innanzitutto che i formati obbligatori, regionali e nazionali, della raccolta d’ira possedevano un carattere pragmatico e provvisorio. L’impulso anticapitalista era capace di mantenersi all’altezza dei suoi oppositori quando raggiungeva, come questi, un livello organizzativo e operativo sovranazionale. Da questa visuale sorse il pathos internazionalista che rimase vincolante per tutti gli autentici partiti di sinistra a partire dai giorni dell’Associazione nazionale dei lavoratori (1864-1876) e della Seconda Internazionale (1889-1914; poi ancora come Internazionale socialista dal 1923 fino a oggi).

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