Il coccodrillo by Sconosciuto

Il coccodrillo by Sconosciuto

autore:Sconosciuto [Sconosciuto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2022-09-05T22:00:00+00:00


IV

Le scimmie, suppongo, le avevo sognate perché erano chiuse nell’armadio dentro la stanza del coccodrillo, ma Elena Ivanovna era un capitolo a parte.

Lo dirò in anticipo: amavo quella signora; ma mi affretto – mi precipito, anzi – a precisare: la amavo come un padre, né più né meno. Lo deduco dal fatto che più d’una volta ho provato l’irresistibile desiderio di baciarla sulla testolina o sulla piccola guancia rosea. E anche se non l’ho mai fatto, lo confesso: non mi sarei rifiutato di baciare perfino le sue piccole labbra. E non tanto le labbra, quanto i dentini, che con grazia si mettevano in mostra, quasi una fila di belle perline scelte, quando rideva. E lei rideva incredibilmente spesso. Nei momenti di tenerezza Ivan Matveič la chiamava «mia dolce scioccherella», epiteto quanto mai giusto e caratteristico. Era una donna-zuccherino e niente di più. Per questo motivo non riesco proprio a capire come mai adesso a quello stesso Ivan Matveič fosse saltato in mente di vedere nella consorte la nostra Evgenija Tur russa. Il sogno, se non consideriamo le scimmie, produsse comunque in me un’impressione delle più gradevoli, e il mattino seguente, ripensando a tutti gli avvenimenti della vigilia davanti alla mia tazza di tè, decisi di fare subito, mentre andavo in ufficio, una capatina da Elena Ivanovna, cosa che del resto ero obbligato a fare anche in qualità di amico di famiglia.

In una minuscola stanza davanti alla camera da letto – la stanza che chiamavano salottino, benché fosse piccolo anche il loro salotto più grande –, seduta a un tavolino da tè, su un elegante divanetto e con indosso una vaporosa liseuse, Elena Ivanovna beveva il caffè da una piccola tazza in cui inzuppava un minuscolo biscottino. Era di una bellezza ammaliante, ma al tempo stesso mi sembrò anche un po’ pensierosa.

«Ah, siete voi, birichino!» mi salutò con un sorriso distratto. «Accomodatevi, buontempone, bevete il caffè. Che cosa avete fatto ieri sera? Siete andato al ballo in maschera?».

«E voi ci siete stata? Io non ci vado mai... Tra l’altro ieri sono andato a trovare il nostro prigioniero...».

Feci un sospiro e, bevendo il caffè, presi un’aria contrita.

«Chi? Quale prigioniero? Ah, sì, il poverino! E come sta? Si annoia? Sapete... volevo domandarvi... Adesso io posso chiedere il divorzio, vero?».

«Il divorzio!» gridai indignato e per poco non rovesciai il caffè. «Dev’essere per via di quel moretto...» pensai trame e me, furibondo.

Da noi, nella divisione edilizia, c’era un tipo – capelli scuri, baffetti – che andava a trovare Ivan Matveič e la moglie un po’ troppo spesso e aveva una straordinaria abilità nel far ridere Elena Ivanovna. Confesso che lo odiavo, e non v’era dubbio che già il giorno precedente si fosse incontrato con Elena Ivanovna, al ballo in maschera o magari anche lì a casa, e le avesse raccontato chissà quali sciocchezze!

«Perché insomma,» disse all’improvviso e in gran fretta Elena Ivanovna, come se qualcuno le avesse suggerito le parole «lui starà lì nel coccodrillo e magari non tornerà più da me per tutta la



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