Il commissario De Vincenzi by Augusto De Angelis

Il commissario De Vincenzi by Augusto De Angelis

autore:Augusto De Angelis
La lingua: ita
Format: azw3
ISBN: 9788893040174
editore: Edizioni Falsopiano
pubblicato: 2016-07-13T22:00:00+00:00


19.

Nel tornare nella hall con Sani, De Vincenzi mormorò:

“Siamo alla fine! Ma il più tremendo deve venire ancora!”

Ed entrò nel salottino azzurro. Tutti stavano ancora in piedi e lo fissarono con terrore, come se attendessero l’annunzio di un’altra catastrofe. Lui affettò indifferenza. Sorrise persino.

“Sedete pure. Miss Essington è un poco folle. Non deve aver veduto nessun cadavere e nessun assassino. La cocaina le dà le allucinazioni”. Si volse a Mary Alton:

“Bisogna terminare al più presto. Vi prego, Mrs. Alton, andate a prendere le bambole…”

La vedova rimase qualche istante perplessa, come se non avesse capito; mandò un sospiro profondo, batté le ciglia. De Vincenzi ripeté l’invito. Allora, lei annuì col capo e uscì in fretta. Si sentirono i suoi passi leggeri - e come veloci! - sullo scalone. Poi più nulla. Gli uomini si erano seduti. Flemington dovette toccare il braccio alla moglie, per trarla accanto a sé, che lei era come impietrita.

“Siete proprio sicuro, Besesti, che l'assassino non può esser Lessinger?”

“No! Non può esser Julius Lessinger…”

“Perché?”

Non rispose. Si vide lo sforzo che faceva per deglutire, come se la gola gli si fosse chiusa.

“Perché?”

“Perché… Julius Lessinger è morto a Buenos Ayres nel 1913…”

La rivelazione era tanto straordinaria, che nessuno trovò la forza di parlare. Il primo a riaversi fu l’avvocato. Balzò in piedi, minacciando Besesti col pugno teso. “Farabutto!”

Besesti chinò il capo.

“Ignobile ricattatore!”

“Tacete, Flemington!” gridò De Vincenzi.

“È un farabutto!… Ha tenuto per cinque anni Harry Alton sotto il terrore della vendetta di Lessinger!…”

“Tacete, adesso!” e il commissario lo obbligò a sedere.

“È vero!” mormorò Besesti. “Ma io non ho più parlato di Lessinger al maggiore, dopo…”

“Dopo che lo avevate indotto a divenir vostro socio nell’impresa di… Cabotaggio…”

“Sì. Avevo conosciuto per caso Julius Lessinger all’Ospedale di Buenos Ayres… Eravamo vicini di letto… Lui era molto ammalato… Una tubercolosi senza scampo… Mi confidò tutta la storia…”

“Da chi l’aveva saputa?…”

“Sembra che un giorno avesse fatto ubriacare Dick Nolan e lo avesse fatto parlare… È stato lui a ucciderlo… In battaglia… Gli sparò un colpo di fucile alle spalle… Non aveva ucciso anche Alton, perché voleva prima ricuperare il cofanetto dei diamanti… Poi si ammalò e fu fatto tornare a Johannesburg… Intanto, Alton ed Engel erano andati in Inghilterra. Come Lessinger capitasse a Buenos Ayres non lo so. So soltanto che morì disperato, perché voleva vendicarsi di Alton ed era anche riuscito a sapere dove si trovasse…”

“A Sidney?”

“Sì”.

“E voi allora?”

“Morto Lessinger partii per Sidney… La mia situazione a Buenos Ayres s’era fatta insostenibile…”

“E vedeste subito, nella storia di Lessinger, il mezzo per ristabilire le vostre esauste finanze!”

Flemington era ancora in uno stato di estrema eccitazione. Che Besesti avesse giocato con Harry Alton la commedia infame dell’esistenza di Lessinger e che lo avesse tenuto sotto la minaccia ricattatoria, doveva esasperarlo soprattutto per le conseguenze che ne erano derivate anche a lui e alla madre di Douglas Layng.

“Ma quella lettera!… Quella lettera, chi l’ha scritta, allora?” ruggì Flemington, tendendo il dito verso il tavolo, sul quale giaceva sempre il foglio proveniente da Amburgo.

“L’ha scritta chi voleva compiere… Quel che ha compiuto, facendo credere di essere Lessinger,” rispose con voce placida De Vincenzi.



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