Il debito sovrano by Paolo Perulli

Il debito sovrano by Paolo Perulli

autore:Paolo Perulli [Perulli, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2020-04-14T22:00:00+00:00


5. La prossima crisi

La prossima crisi sarà una crisi da debito, come e più di quella precedente, e altrettanto sarà una crisi da sregolazione. La stanno preparando l’immane crescita dei meccanismi di indebitamento del capitalismo finanziario, la mancanza di regole sui mercati internazionali della finanza, l’avvicinarsi di una catastrofe ambientale globale. Dovunque esploda, a Wall Street o a Shanghai, si propagherà al resto del mondo che ne subirà gli effetti. L’innesco potrebbe essere stavolta la crisi energetica. Le banche che finanziano i produttori di energia potrebbero ritenere che le garanzie da essi offerte siano in via di esaurimento. I produttori di energia da frantumazione, che ha reso autosufficiente per decenni l’economia statunitense, potrebbero registrare una riduzione dei giacimenti di rocce da essi utilizzate nel processo. Il valore di queste rocce è usato da collaterale per i prestiti concessi dalle banche. Esse potrebbero ritirare i loro prestiti mettendo in crisi le imprese del settore1 . L’intero sistema energetico mondiale ne risentirebbe. Le aziende energetiche sono ai primi posti nella capitalizzazione delle borse mondiali. Il crollo di una potrebbe portare con sé quello di altre. La crisi finanziaria e quella energetica si salderebbero. Le venti maggiori aziende petrolifere mondiali concorrono per 1/3 alle emissioni di CO2 del Pianeta. Sono saudite e degli emirati, britanniche, messicane, venezuelane, brasiliane, olandesi, statunitensi, russe, iraniane, irachene, algerine, australiane. Tutto il Pianeta ne è avvolto. Il capitalismo finanziario è esposto verso di esse, le borse ne dipendono. Molte guerre non solo commerciali sono legate a questa mappa. Ma mentre nel 1973 la crisi energetica fu dettata dal riequilibrio tra paesi produttori e paesi consumatori, stavolta l’intero Pianeta ne subirà l’impatto devastante.

Il mondo è infatti ormai serrato dalla tecnica materiale dell’estrazione e trasformazione delle materie energetiche, dalla tecnica immateriale delle reti finanziarie e di comunicazione in un unico sistema: che esalta quella che Marx ha chiamato “l’attività cosmopolita del capitale di credito, rinserrando così il mondo intero in una rete di ciurmeria finanziaria e indebitamento reciproco, forma capitalistica della fraternità ‘internazionale’”.2

Le risorse energetiche, quelle finanziarie, quelle tecnologiche sono inscindibilmente accoppiate. Anche l’alimentazione, l’acqua, il suolo ne sono coinvolti. Mentre il Pianeta si avvicina a un punto di non ritorno nell’uso delle risorse naturali e nei cambiamenti climatici, si profila una possibile retroazione negativa che colpirebbe – a partire da un qualsiasi punto di crisi – non singole economie ma l’insieme delle economie e dell’ambiente. La finanza si scopre di colpo impotente di fronte a un evento, il cambiamento climatico, che cambierà ogni misurazione del rischio e quindi ogni criterio di gestione del rischio.3 Nessuno potrà assicurare che i debiti a lungo termine (trentennali) contratti dalle comunità locali potranno essere ripagati a fronte di cambiamenti climatici che potranno mettere in crisi le produzioni, i raccolti, le terre, i valori immobiliari, gli investimenti infrastrutturali di queste comunità. Tra un trentennio il cambiamento climatico avrà distrutto questi valori. Nessun calcolo del rischio potrà nel frattempo assicurare i prestatori. I fondi finanziari si sposteranno caoticamente da un capo all’altro del Pianeta in



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