Il delitto di Giarre by Francesco Lepore

Il delitto di Giarre by Francesco Lepore

autore:Francesco Lepore [Lepore, Francesco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2021-05-21T12:00:00+00:00


a. Il giorno prima se n’era dato spazio nei soli termini di rinvenimento dei cadaveri di due giovani, come nel caso del trafiletto a pagina 5 de «l’Unità».

b. Con tale diminutivo, oltre al più diffuso Toni, era talora chiamato dai media Antonio Galatola.

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Mors vivificans: dal delitto di Giarre alla nascita di Arcigay

Sulla morte dei due ziti e la connessa origine del primitivo nucleo di Arcigay sono stati versati i proverbiali fiumi d’inchiostro nel mondo della cultura e dell’informazione Lgbt+. La vulgata della genesi associativa sull’onda emotiva dei fatti di Giarre si è a tal punto cristallizzata e affermata da essere ciclicamente ripresa dai media generalisti. Molto si è mitizzato al riguardo, ma la verità, mai come in questo caso, è più bella di ogni mito. Anche perché, se è erroneo parlare dei due eventi l’uno come diretta conseguenza dell’altro, è pur sempre incontrovertibile l’indissolubile rapporto che li lega.

La fondazione del primo collettivo omosessuale dell’Arci a Palermo il 9 dicembre 1980, divenuto di lì a poco Arci-Gay, non solo richiama direttamente una contiguità cronologica con il ritrovamento dei cadaveri di Giorgio e Toni, ma è anche il culmine di un congiunto percorso maturativo e identitario di omosessuali non radicali e di alcuni militanti del Fuori!, peraltro presenti il 6 novembre al convegno di Giarre, intenzionati già da tempo – come mi spiegano Gino Campanella e Massimo Milani – «a portare all’interno della sinistra le istanze di rivendicazione omosessuale, che avevano fino ad allora avuto pieno diritto di cittadinanza nel solo Partito radicale».

Quanto successo a Giarre è dunque la spinta propulsiva al passo: non causa quindi, bensì «catalizzatore di fatti» rileva l’attivista Lorenzo Canale «già in corso da mesi e mesi».

A ricostruirne esattamente i passaggi è Enzo Scimonelli, uno degli storici fondatori di quel primo collettivo, che, avuta una formazione leninista-marxista sotto la guida di Lorenzo Barbera a Partanna, suo paese natale, aveva aderito politicamente prima ad Avanguardia operaia, poi a Democrazia proletaria, in cui la prima si era sciolta nel 1978. «Si era nel 1979. A Palermo» mi racconta «vivevo da circa tre anni, mi ero trasferito per l’università. In una riunione nella sede di Dp in via Orologio sollevai improvvisamente la questione dell’omosessualità, dicendo che i tempi erano maturi per parlarne anche a sinistra. La reazione dei dirigenti fu una non risposta: Carlo Baioletti mi guardava letteralmente allibito. Vista la situazione, abbandonai Democrazia proletaria. Conoscevo il Fuori! locale, ma, pur apprezzandone le battaglie e frequentandone talvolta le riunioni, non potevo aderirvi non essendo radicale. Come me, d’altra parte, altri universitari omosessuali di sinistra, simpatizzanti o militanti del Pci, del Psi, di Dp e di altri partiti o organizzazioni.

«Fu così che nella primavera del 1980 iniziai a prospettare a Massimo Milani, Gino Campanella, Giuseppe Di Salvo, Salvatore Scardina la possibilità di una realtà che non fosse il Fuori!, incapace di attirare le masse proletarie omosessuali: ciò avrebbe infatti comportato l’adesione al Partito radicale. La proposta non fu accolta molto bene soprattutto da una persona straordinaria per l’impegno e convintamente radicale come Di Salvo.



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