Il diavolo e la città bianca by Erick Larson

Il diavolo e la città bianca by Erick Larson

autore:Erick Larson
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: mamma
editore: Neri Pozza
pubblicato: 2016-10-14T22:00:00+00:00


Per tutto il Novecento questo motivo, con le sue numerose variazioni, sarebbe stato sfruttato in diversi film, perlopiú di qualità scadente, come colonna sonora delle sinuose movenze di un cobra che sbuca da una cesta. Ispirò anche il testo di una canzoncina infantile: «And they wear no pants in the Southern part of France» (E non portano le mutande nel Sud della Francia). Bloom si rammaricò in seguito di non aver chiesto i diritti d’autore, che gli avrebbero sicuramente fruttato milioni4.

Una triste notizia giunse da Zanzibar: niente pigmei. Il tenente Schufeldt era morto e le cause del decesso rimanevano oscure.

Non erano mancati i consigli, soprattutto da parte di New York. Il piú caustico era arrivato da Ward McAllister, factotum e lacchè della moglie di Mr William Astor, regina dei salotti newyorkesi. Sgomento dinanzi alla prospettiva, evocata dalla cerimonia inaugurale, di un’indecorosa promiscuità fra la crème dell’alta società e la marmaglia plebea, McAllister, in un articolo sul «New York World», avvertiva: «La gente dei quartieri bene di qui non ambisce alla quantità, ma alla qualità. Un’ospitalità che includa l’intera razza umana non è auspicabile»5.

Faceva pressione sulle padrone di casa di Chicago perché assumessero qualche cuoco francese per migliorare lo stile della loro cucina. «Ai nostri giorni, la buona società non può sopravvivere senza cuochi francesi» scriveva. «Chi è abituato a delicati filetti di manzo, pâté de foie gras di tartaruga d’acqua dolce, tacchino tartufato e prelibatezze del genere, non avrà alcuna voglia di sedersi a tavola davanti a un cosciotto di montone lesso con contorno di rape». E non stava affatto scherzando.

Ma c’era dell’altro. «Dovrei anche consigliare che non facciano raffreddare troppo il loro vino. Mettano pure la bottiglia nel secchiello, ma badino bene a tenere il collo fuori dal ghiaccio tritato. E questo perché, data la modesta quantità di vino che vi si trova, sarà proprio il collo della bottiglia il primo a risentire dell’effetto del ghiaccio. Venticinque minuti dopo essere stato messo nel secchiello, il vino sarà nella condizione perfetta per essere servito immediatamente. E per condizione perfetta intendo che il vino versato dalla bottiglia dovrebbe contenere qualche scaglia di ghiaccio. Ecco il vero vino frappé».

A tutto questo il «Chicago Journal» rispondeva: «Il sindaco non farà ghiacciare troppo il suo vino. Provvederà a che sia frappé quel tanto che basta perché i suoi invitati possano soffiar via la schiuma dai loro bicchieri senza una volgare esibizione di potenza delle labbra e dei polmoni. I suoi panini al prosciutto, le sue frittelle e la sua quaglia irlandese, meglio conosciuta nel dialetto di Bridgeport come “zampetto di maiale”, saranno il trionfo dell’arte culinaria»6. Un altro quotidiano della città definiva McAllister «un somaro color topo»7. Chicago godeva di repliche argute come questa. In certi ambienti, però, le osservazioni di McAllister lasciavano il segno. Le sue parole erano sgradevoli, ma senza dubbio esprimevano il pensiero della nobiltà newyorkese. I piú eminenti cittadini di Chicago avevano sempre avuto la spiacevole sensazione di essere considerati di seconda classe. Nessuno poteva battere la loro città quanto



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