Il Divano Di Istanbul by Alessandro Barbero

Il Divano Di Istanbul by Alessandro Barbero

autore:Alessandro Barbero [Barbero, Alessandro]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788838933523
editore: Sellerio Editore Palermo
pubblicato: 2015-05-06T22:00:00+00:00


XII

Abbiamo accennato più volte al fatto che l’impero ottomano era un impero islamico, capeggiato da un sultano che pretendeva anche d’essere il califfo, e quindi di rappresentare la massima autorità spirituale musulmana; e in realtà però quest’impero era abitato in gran parte da sudditi che non erano musulmani, ma cristiani oppure ebrei. È allora il caso di affrontare un po’ più da vicino il problema della tolleranza religiosa nell’impero ottomano. Tolleranza è forse un termine non del tutto adeguato, perché per noi evoca concetti che sono nati con l’Illuminismo, fondati sul rispetto dei valori altrui; mentre qui la situazione è un po’ diversa. Nell’impero era permesso seguire liberamente il cristianesimo e l’ebraismo, e a cristiani ed ebrei era consentito, con certe limitazioni, di praticare pubblicamente il loro culto. I sultani sapevano benissimo, fin dalla conquista di Costantinopoli, di aver assoggettato vasti territori abitati da cristiani, sapevano benissimo di ospitare importanti minoranze ebraiche nelle loro città. Non avevano nessuna intenzione di convertire questa gente con la forza, anche perché l’Islam non ha mai previsto la conversione forzata. Dunque i sultani dovevano regolamentare l’esistenza di una moltitudine di sudditi cristiani ed ebrei dentro il loro impero musulmano, e ci sono riusciti attraverso il principio che ogni comunità religiosa doveva anche essere una comunità di sudditi che rispondevano collettivamente al sultano.

Queste comunità sono chiamate nel linguaggio ottomano millet, che vuol dire appunto «la comunità dei non musulmani»: c’era il millet degli ebrei, il millet dei cristiani ortodossi, e il millet dei cristiani armeni. Ciascuno di questi raggruppamenti, come abbiamo già visto, aveva un leader religioso che era nominato dal sultano e che era a tutti gli effetti anche un funzionario dell’impero. Tra le limitazioni relative al diritto di praticare la propria religione, una in particolare era fondamentale: le chiese cristiane non potevano suonare le campane. Per qualche ragione i musulmani hanno sempre avuto orrore del suono delle campane, sentito come estraneo; ed evidentemente era importante il dominio dello spazio sonoro: l’aria doveva essere riservata al richiamo del muezzin che chiama i veri credenti alla preghiera, e non si poteva ammettere che le campane gli contestassero lo spazio sonoro. Ma tolte le campane, i fedeli potevano avere le loro chiese e praticare tranquillamente il loro culto, così come potevano esistere a Costantinopoli e nelle altre città dell’impero monasteri e conventi di monaci e di frati, francescani e domenicani. Allo stesso modo gli ebrei avevano le loro sinagoghe e i loro rabbini.

Tutti costoro erano sudditi dell’impero, tenuti alla fedeltà, ma erano sudditi di seconda categoria, ed è in questo senso che il termine tolleranza va messo fra virgolette. Chi non era musulmano pagava una tassa speciale che i musulmani non pagavano, in cambio della protezione che riceveva dall’imperatore. I sudditi cristiani non erano in genere reclutati nell’esercito, ma erano tenuti come tutti gli altri contadini a prestare servizio, a fare le corvées di lavoro, a fornire i rematori per la flotta, tanto che sulle flotte ottomane gran parte dei rematori erano cristiani; erano pagati anche loro, ma un cristiano era pagato meno di un musulmano.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.