Il dominio della regina by George R. R. Martin

Il dominio della regina by George R. R. Martin

autore:George R. R. Martin [Martin, George R. R.]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:55:40+00:00


IL CAVALIERE DISONORATO

La notte era insolitamente fredda, perfino per l’autunno. Il vento, umido, soffiava nei vicoli, agitando la polvere della giornata.

“Un vento del nord, e pieno di gelo.”

Ser Arys Oakheart, cavaliere della Guardia reale, sollevò il cappuccio per nascondere il volto. Non voleva essere riconosciuto. Un mese prima, un mercante era stato sgozzato nella città delle ombre: un uomo inoffensi-vo venuto a Dorne per acquistare frutta e che invece dei datteri aveva trovato la morte. Il suo crimine? Essere di Approdo del Re.

“Quella gentaglia troverebbe in me un ben più temibile avversario.” Ser Arys desiderava quasi essere attaccato. La sua mano si abbassò, sfiorando appena l’elsa della spada lunga seminascosta tra le pieghe delle tonache di lino che indossava: quella esterna, a strisce turchesi, con una fila di soli dorati e sotto una più leggera, di colore arancione. Gli abiti dorniani erano comodi, ma suo padre, se fosse stato ancora in vita, sarebbe rimasto sconvolto nel vedere il figlio conciato a quel modo. Era un uomo dell’Altopiano e per lui, come testimoniavano gli arazzi di Vecchia Quercia, i dorniani erano sempre stati dei nemici. Arys doveva soltanto chiudere gli occhi per rivedere quelle immagini nella propria mente. Lord Edgerran Mano-aperta seduto trionfante, le teste di centinaia di guerrieri dorniani ammassate ai suoi piedi. Le Tre Foglie del passo del Principe, perforate da lance dornia-ne, Alester che con l’ultimo respiro suona il corno di guerra. Ser Olyvar, la Quercia verde, tutto in bianco, che muore al fianco di re Daeron Targaryen, il Giovane Drago, unico conquistatore di Dorne. “Dorne non è un posto adatto a nessuno di noi Oakheart.”

Anche prima della morte del principe Oberyn Martell, Arys non si era mai sentito a suo agio inoltrandosi nei vicoli scuri della città. Ovunque andasse, aveva sempre la sensazione di essere osservato: piccoli, scuri occhi dorniani lo fissavano con malcelata ostilità. I bottegai facevano del loro meglio per imbrogliarlo a ogni occasione, e a volte Arys si domandava se i tavernieri non sputassero nelle sue bevande. Una volta, un gruppo di ragazzini vestiti di stracci aveva iniziato a tirargli sassi, finché lui li aveva messi in fuga estraendo la spada. La morte della Vipera rossa aveva in-fiammato ulteriormente gli animi dorniani, anche se le strade erano tranquille da quando il principe Doran aveva confinato le Serpi delle Sabbie in una torre della fortezza. Ma nella città delle ombre, mostrarsi apertamente con la cappa bianca della Guardia reale voleva dire andare in cerca di guai.

Arys ne aveva portate tre: due di lana, una pesante e l’altra leggera, la terza di raffinata seta bianca. Si sentiva nudo senza una di esse sulle spalle.

“Meglio nudo che morto” si disse. “Sono ancora uno della Guardia reale, anche senza la cappa. E lei dovrà tenerne conto. Glielo farò capire.” Non avrebbe mai dovuto farsi coinvolgere in quella situazione, ma il cantastorie aveva detto che l’amore può tramutare chiunque in uno stolto.

Nel calore del giorno, quando solamente le mosche ronzanti frequenta-vano le strade polverose, la città delle ombre di Lancia del Sole appariva spesso deserta.



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