Il falcone e altri racconti by Giorgio Scerbanenco

Il falcone e altri racconti by Giorgio Scerbanenco

autore:Giorgio Scerbanenco [Scerbanenco, Giorgio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2016-10-27T22:00:00+00:00


Filippo Carrizzali quello stesso giorno ascoltò il vecchio veneto Carlo Adria, in piedi, le mani lungo i fianchi, serio, ma non irrigidito, con un po’ di compassione non solo verso sé stesso, ma anche verso quell’altro povero vecchio che egli costringeva a fare quel servizio odioso di rifischione, e un paio di volte il povero vecchio veneto, a disagio, non trovava le parole delicate per raccontare quello che aveva veduto senza ferirlo troppo, e allora egli gli diceva: parla, parla, non avere paura. E quando il vecchio ebbe finito, pur provando una leggera vertigine e una improvvisa dolenza nel mezzo del petto, rimase in piedi, appoggiò una mano sulla spalla di Carlo Adria. «Grazie», gli disse. Poi sedette perché la vertigine aumentava come il dolore in mezzo al petto, si fece portare un bicchiere di acqua e prese una pastiglia. «Non ti preoccupare, sto bene, vai pure», gli disse. E prima cercò di vedere, quando fu rimasto solo, se poteva illudersi, aveva imparato in tanti anni di vita che non importa che le cose siano vere, ma che noi si abbia la speranza che possano essere vere, ma per quanto cercasse, il racconto del vecchio veneto non lasciava speranza, non vi era possibilità di pensare che Eleonora avesse solo cercato, con innocenza, la compagnia di un giovane, non vi era innocenza perché lei se ne andava quando lui dormiva, perché scavalcava il muretto per non far suonare i carillon del cancello, perché lei, così leale, franca, che gli diceva ogni cosa, di aver conosciuto quel giovane glielo aveva taciuto. Non poteva neppure pensare che in quell’ora in cui essa era stata in macchina col giovane ladro di donne, avesse semplicemente parlato, si fosse magari difesa dagli attacchi insospettati di lui, conosceva il buon senso di Eleonora e il suo senso della realtà, e capiva che se era salita in macchina con quello era perché lo voleva, si era convinta, e sapeva ciò che doveva accadere.

E quando ebbe concluso che non poteva in alcun modo illudersi, ascoltò per qualche istante le voci e le musiche della televisione, nella stanza vicina, dove era Eleonora con la guardarobiera, ma poi preferì non pensare a lei e, per l’effetto della pastiglia presa, una debolezza fisica e morale lo spinse a ricordare i tempi passati, quando era arrivato al Messico, ai primi anni di miseria, all’ingresso clandestino nel Nuovo Messico, l’arrivo a Taos, la ragazza della Ráfaga che gli si era concessa subito e gli aveva trovato un posto nel locale, e a quando aveva aperto La Calabaza, e poi il piccolo albergo di lusso, La Estremadura, ed Estremadura si chiamava anche quel luogo, quella villa, quell’eremitaggio o prigione dove si era illuso di poter rinchiudere, di poter tenere tutto per sé, senza che occhio d’altro uomo si posasse soltanto su di lei, Eleonora e le forze esplosive, indomabili che erano in lei come in qualsiasi altra giovane creatura umana: e si potevano fare delle dighe per chiudere le acque del più vasto fiume del



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