Il fantasma di Eymerich (Urania) by Valerio Evangelisti

Il fantasma di Eymerich (Urania) by Valerio Evangelisti

autore:Valerio Evangelisti [Evangelisti, Valerio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2022-08-03T12:00:00+00:00


24

Interrogatorio

«Buongiorno, monsignore» salutò Eymerich, sardonico, in italiano. «Spero che tanta tranquillità non vi abbia annoiato.»

Bartolomeo da Bologna, molto anziano, faceva cigolare la branda con il tremito che gli scuoteva le membra. Spalancò gli occhi neri, che sembrarono enormi nel viso ossuto. La sua veste era stropicciata, un piede mancava del calzare. Malgrado l’evidente debolezza, la voce del prelato uscì rauca ma sicura, ben modulata.

«Vi riconosco. Siete l’inquisitore d’Aragona.» Indicò Ciccio Serra. «È per mandato vostro che quel bandito da strada mi ha rapito e rinchiuso qui?»

«Non equivocate, monsignore» rispose Eymerich, con inflessione divertita. «Siete ospite, non prigioniero. Inoltre vi trovate in una dimora patrizia, degna del vostro rango. Purtroppo non erano disponibili stanze migliori.»

«Dunque lasciatemi uscire.»

«Lo vorrei tanto. Peccato che messer Ciccio Serra sia di avviso contrario. Come potremmo, io e il fratello domenicano che mi accompagna, opporci alla sua violenza?»

Stando al gioco, il napoletano digrignò i denti e accennò a togliere il coltello dalla fascia che gli cingeva i fianchi. Padre Corona, che appariva sconcertato, si accontentò di annuire.

«Monsignore, portate un nome illustre» proseguì Eymerich. «Un Bartolomeo da Bologna è stato, nel secolo scorso, un teologo eminente. Posso chiedervi se siete anche voi francescano, come il vostro glorioso omonimo?»

Il vescovo cessò di tremare. Si portò sull’orlo della branda. «Lo sono stato. Attualmente governo l’episcopato di Recanati. Sono vostro superiore, e mi dovete rispetto e obbedienza. Qui siamo fuori dal vostro mandato inquisitoriale. Non avete giurisdizione. Siete un frate qualsiasi.»

«Giustissimo. Sono infatti venuto a liberarvi da questa incongrua prigionia.» Eymerich simulava gran deferenza. «Prima, coglierei l’occasione per porvi alcune domande.»

«E se rifiutassi di rispondervi?»

«Messer Serra, da bruto qual è, ha minacciato di punire ogni vostra reticenza col taglio di un dito della mano. Che ci posso fare? Ci tiene in ostaggio.»

Il bandito estrasse del tutto il coltello. «Verissimo, magister.»

Bartolomeo da Bologna espirò rumorosamente e abbassò il capo. «Domandate, e che finisca questa farsa.» Pareva stanco, ma non spaventato.

«Durante il conclave, siete stato visto incitare la plebe a reclamare un papa di suo gradimento. Perché?»

«Sono italiano. Voglio un pontefice delle mie terre. È ora che termini la dittatura francese. Qui a Roma è pura prepotenza e ruberia.»

«Ammesso che sia vero, nella piazza tumultuante c’erano personaggi dalla tenuta bizzarra. Maschere di animali, berretti frigi, abiti orientali. Uno di loro è persino montato sul campanile. Erano amici vostri?»

Il vescovo spalancò gli occhi, rivelando una cataratta incipiente. «Amici miei? Ma che dite? Assolutamente no!»

A Eymerich sembrò di percepire una nota di sincerità. «Sapete chi fossero?»

«Lo ignoro.»

La voce dell’inquisitore si indurì. «Mentite. Avete reagito con troppa foga quando avete respinto l’ipotesi di una vostra collusione con quei figuri. Ditemi la verità.»

Il vescovo ebbe un moto di ribellione, che strappò un gemito metallico alla branda. «Cosa vorrebbe essere, un interrogatorio? Non ne avete l’autorità. State usurpando funzioni che non vi competono e incorrendo in peccato grave. Frate, vi attende una scomunica.»

«Avete ragione, e sono contrito» rispose Eymerich con studiata umiltà. «Non ho nemmeno l’autorità per distogliere messer Ciccio Serra dai suoi insani propositi. È una vera disgrazia.



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